E’ sempre Padre Nostro
Padre.
Non padrone, capo, comandante. Ma padre. Papà.
Nostro.
Mio. Ma pure tuo. Un solo padre, fratelli tutti.
Che sei nei cieli.
Così mentre ti cerco a naso in alto, capisco meglio quanta fame ho d’infinito.
Sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno.
Questa è tosta. Viene più facile fare in mio nome, i miei affari, i miei progetti. I miei castelli di felicità, che ne sai te. Che resti fuori la porta, e aspetti. Che pazienza tieni.
Sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra.
Perché mica solo nei cieli, ma già qui fai cose grosse, se lo permettiamo, se pigliamo la mano che stendi.
Dacci oggi il nostro pane quotidiano.
Giorno per giorno, quello che serve. Insegnaci la provvidenza. Guarisci l’ansia da accumulo, la voracità, la fame di amore che fa bere alle pozze affettive.
Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.
Perdonaci. Davvero, perdonaci di non sapere nemmeno più chiedere perdono. Mentre a puntare il dito sui nostri fratelli, su quello beh, non ci passa una mosca sotto il naso nemmeno per scherzo.
E non abbandonarci alla tentazione.
Non abbandonarci a prescindere, che un figlio abbandonato è perso. Soprattutto ripigliaci per i capelli quando cadiamo nella tentazione che ci vuole schiavi infelici. Vienici a raccattare, pure fossimo i peggio disperati, non ci mollare, amaci pure quando siamo inamabili.
Ma liberaci dal male.
Il male, quello che ci parla all’orecchio senza sosta, e la fa da padrone, fa i suoi interessi sempre, furbo eh, le sa tutte per fregarci. Lui sì che ci vuole schiantati, schiavi, senza speranza. Abbiamo bisogno di Te per vincere il male, perché da soli è una battaglia persa in partenza. Rendici liberi, figli liberi, di amare ed essere amati, davvero.
E così sia.
Quando pregate dite così.
Lc 11, 1-4.
Da duemila anni a questa parte.
Sempre attuale, sempre Padre.
