Sei abbastanza “incosciente” da voler prendere un figlio in affido? Presentato il prossimo corso Arlaf
Alcuni raccontano che ci sono storie che non si possono riscrivere. Alcuni vanno dicendo che è follia, amore sprecato, adottare o prendere in affido un bambino o una bambina il cui destino e già irrimediabilmente “segnato”.
Raccontano storie che, sì , sono vere, ma non sono la verità tutta intera.
La verità che appartiene al mistero umano e che mai nulla che ci appartiene è prescritto: il miracolo è sempre in agguato.
Il miracolo di cui parleremo non coincide con la “salvezza” delle creature a noi affidate ma con la salvezza degli adulti che decidono di uscire da sé per andare verso
ciò che gli altri considerano “incoscienza”.
E’ della nostra salvezza che si tratta, ma non nel senso che aiutando o accogliendo un bambino “ci salviamo perché siamo buoni”.
La salvezza che racconteremo è quella dal “quieto vivere”.
Non è certamente in una vita facile e cheta che i genitori affidatari o adottivi vanno ad infilarsi. Incoscienti agli occhi dei Piu , loro sanno che è solo attraverso “discese ardite e risalite” – come cantava qualcuno tanto tempo fa – che la vita impara se stessa e scopre il suo miracolo. Ognuno il suo. Non soltanto i piccoli smarriti agli occhi di un giudice, ma anche noi, che mille altre forme di smarrimento conosciamo e abbiamo conosciuto.
E allora, quello che cercheremo di fare è parlare di quella sacra incoscienza che riscrive le storie, ammutolisce certi professionisti e disinnesca il cinismo imperante.
Francesca Matta – presidente Arlaf
(testo tratto dal libro “Piccole gigantesche cose” di Antonia Chiara Scardicchio)
