Cibo per l’anima: dare da mangiare agli affamati di speranza
Ieri il Vangelo ci ha posto di fronte a una domanda fondamentale: “Quando mai ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere?” (Mt 25,37). Un interrogativo che spesso sentiamo lontano, quasi estraneo alla nostra realtà quotidiana. Viviamo in una società apparentemente ricca, opulenta, dove il cibo materiale abbonda e i supermercati sono pieni di ogni bene. Eppure, chiunque visiti una Caritas parrocchiale, chiunque si fermi a parlare con i volontari delle mense per i poveri, sa bene che la fame materiale esiste ancora, anche nei nostri quartieri.
Ma il sacerdote oggi ci ha invitato a guardare più in profondità, ad ampliare il nostro orizzonte. Esiste una fame altrettanto devastante, se non di più: la fame spirituale. È una fame che non si vede immediatamente, che non si manifesta con corpi emaciati o con mani tese a chiedere aiuto, ma che consuma dentro, che svuota l’anima e lascia un senso di smarrimento e solitudine.
Quanti affamati di senso incontriamo ogni giorno? Quanti assetati di speranza incrociamo nei nostri percorsi quotidiani? Il nostro tempo è segnato da una povertà profonda, fatta di cuori che non trovano più risposte, di persone che cercano Dio senza sapere dove trovarlo, di giovani che faticano a dare un senso alla loro esistenza.
Ecco allora la chiamata per noi cristiani: nutrire questa fame con il cibo giusto. Non basta sfamare il corpo se l’anima resta vuota. Il nostro compito è portare agli altri quel pane di vita che è la Parola di Dio, quel vino di speranza che disseta i cuori. Dobbiamo essere testimoni di una fede che non è solo un insieme di precetti, ma un incontro vivo con il Signore. La nostra missione è accendere piccole luci nel buio di chi non riesce più a vedere la bellezza della vita.
Gesù ci dice chiaramente: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Non lasciamoci sfuggire questa occasione. Apriamo gli occhi per riconoscere la fame nascosta dietro i sorrisi di circostanza, per intuire la sete dietro le parole non dette. Offriamo quel pane che non perisce, quella Parola che consola, quel gesto di amore che può riportare alla vita chi si sente perso… soprattutto quest’anno che celebriamo il Giubileo della Speranza.
Ed è proprio quello che proviamo a fare, ormai da 9 anni, con Il Centuplo, il nostro blog di solo cose belle, dove ogni giorno proviamo a portare un po’ di bellezza e speranza con uno o due articoli scelti con questo stile, con questa linea: “ci sono più cose belle che brutte da raccontare, ci sono più persone belle che brutte da conoscere e far conoscere, ci sono più luoghi belli che brutti da visitare e divulgare”. E tu come puoi aiutarci? Prendendo e condividendo, tra i tuoi contatti, i nostri articoli: tutto questo diventa moltiplicare quei cinque pani e due pesci, tutto questo diventa portare cibo spirituale.
