Da fiorentino benestante a padre dei poveri: la folle santità di Pippo Buono
I bambini di strada che gli si radunavano intorno, quando facevano chiasso con le urla friccicarelle che puoi aspettarti dai ragazzini, mettevano scandalo alla gente che passava.
Ma Filippo, educatore potente che si circondava di figli scartati dagli altri, diceva ai suoi giovani: “lasciateli brontolare quanto vogliono, miei cari. Voi seguitate il fatto vostro, e state allegramente, perché altro non voglio da voi se non che non facciate peccati”.
Nessuna ciabattata, né metodi pedagogici con la spiega vis a vis di dieci minuti e quaranta sul perché sì e perché no.
A lui bastava tenessero l’anima bella e buona, a quella bisognava badare. Fine.
E se proprio c’era da riprenderli con una certa decisione, la voce la alzava eh, dicendo state fermi, state buoni! Ma sottovoce, aggiungeva sempre quel “se potete”.
Mica per sbaglio lo chiamavano Pippo buono. Lo era davvero.
Simpatico, cuore lieto, fiorentino istruito, Filippo sbarca a Roma a 18 anni abbandonando una vita facile da figlio di buonissima famiglia. All’inizio l’idea era quella di fare l’insegnante a casa dei nobili. Poi qualcosa si inceppa, o meglio si snoda.
Filippo capisce che la sua vocazione è proprio altra roba.
Di giorno prende ad aiutare come può nell’ospedale degli incurabili, e nelle strade di Roma si occupa degli orfani senza casa che nessuno vuole. E vacci a capire cosa ci trova nei poveretti, si chiedono quelli che lo conoscono. E chissà poi, come mai abbia questo dono di scrutare i cuori, per cui una volta fatto sacerdote fuori dal suo confessionale si forma la fila che manco sul raccordo anulare.
È che Pippo buono viveva una vita di preghiera che faceva paura. Di notte pellegrinava per le sette basiliche più importanti di Roma. Si rifugiava nelle catacombe, in contemplazione di un Dio che quando gli dai tutto ti allarga il cuore.
Letteralmente.
A Filippo l’amore gli spana due costole vicino al cuore, che si dilata un giorno in cui la sua orazione diventa intensissima. Dopo la sua morte la perizia dei medici certificherà la cardiomegalia, e la cartilagine intercostale lesionata.
San Filippo Neri, che spettacolo.
Buona festa in Paradiso!
