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Il matrimonio è un “reato” ma l’amore è quel “niente” che vale tutto

A breve due miei amici si sposano. Ovviamente essendo amici mi hanno invitato. Incauti.

Io ho un pensiero essenziale sul matrimonio: è reato, come direbbero Ficarra e Picone, per questo ci sono i testimoni.

È un complotto delle lobby dei wedding planner e di chi vende abiti da cerimonia che ti spaccia per estivi ma sono di spigato siberiano oltre che della chiesa, e degli avvocati visto che poi ci si separa spesso.

E i figli? Una fabbrica di spese e assegni di mantenimento sempre se ci si separa.

Vero. Tutto vero. Mi ricorderò sempre un mio amico che non mi invitò al suo matrimonio perché sapeva che io non ero cosa. E mangiammo una pizza qualche giorno prima.

Però. Poi penso a cosa possa essere amare un figlio, diventare padre. Trasformarsi da un supereroe come Iron man ai suoi occhi a rimanere un Tony Stark qualsiasi, a quello che si impara dalle crepe della loro anima, dai loro occhi. Dalla loro delusione quando scoprono che papà e mamma sono persone normali. Ma nel frattempo, almeno, sei stato un supereroe più o meno quanto sono durati gli Avengers originali e non questi attaccati con la sputazza.

Perché l’amore è questo. Trovarsi in un oceano di imbarazzante normalità e sentirsi speciali per le persone che ami. Perché c’è chi ti aspetta a casa anche solo per cazziarti perché lasci sempre tutto in giro e non pulisci il lavello. E non trovi mai le calze. Perché quando chiedi alla compagna di vita cos’ha e ti risponde niente è il suo niente. Ha un significato solo per lei perché dipende da te.

E perché forse l’amore è quella cosa che diceva mio padre. Un rapporto dove uno fa il matto e uno il saggio. E non sono sempre la stessa persona. Si fa a cambio. O come quando portò a casa una spilla a forma di farfalla di ferro e ambra e mia madre quando la indossò tutti pensarono che fosse preziosissima e valesse un sacco di soldi. Era costata niente. Ma era dirsi “l’ho vista, ho pensato che ti potesse piacere”.

In mezzo a tutte le storture di famiglia, questo però mi è rimasto. Faccio regali alle pochissime persone che amo non a cavolo. Ma guardo attentamente, cerco. E poi porto e dico “ho pensato che ti appartenesse. Era proprio tuo e te l’ho preso”.

Quindi vado ad assecondare le lobby dei wedding planner, dei vestiti e delle torte. Ci vediamo lì. Ma che sia l’ultima volta che lo fate. E questa non è una minaccia ragazzi, è un augurio che tutto duri per sempre. Il vostro sempre. Come il niente. Solo che riempie.

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