editoriali

Dove il tempo è morbido

Oggi è il 1° luglio.

E per molti è l’inizio ideale dell’estate, di quel conto alla rovescia verso le ferie, il mare, la fuga da qualcosa. Per me, invece, è solo un altro giorno in cui resto. E respiro.

Forse è per questo che non sento mai davvero il bisogno di “andare in vacanza”.

Perché, in fondo, io mi sento sempre un po’ in villeggiatura.

Anche nei giorni feriali, anche quando lavoro, anche quando tutto sembra andare storto.

Perché vivere in Sicilia – o meglio, lasciarsi attraversare dalla Sicilia – è un invito quotidiano alla lentezza.

Vivo in campagna, circondato dai gatti, con il mare a un passo. Ogni mattina, quando apro la finestra, vedo il silenzio dei campi e sento il richiamo leggero del blu all’orizzonte.

I ritmi sono lenti, i rumori pochi. Gli odori veri.

Anche il tempo qui sembra avere un’altra consistenza: più morbida, più larga, più umana.

Non c’è niente di urgente qui.

Il tempo non spinge. Cammina.

Le ombre si allungano, le piante crescono storte ma serene, le finestre raccontano storie antiche.

E il mare… il mare non chiama, sussurra. Ti accoglie solo se sai ascoltarlo.

Ecco cos’è la lentezza per me: non un lusso, ma una postura dell’anima.

È decidere di non correre anche quando tutti corrono.

È non riempire ogni silenzio.

È smettere di rincorrere qualcosa che, forse, non serve.

In un mondo dove tutto è “adesso, subito, veloce”, vivere lentamente è una rivoluzione gentile, un atto di disobbedienza dolce.

E ogni giorno, qui, tra certi vicoli che odorano di pietra e salsedine, io scelgo — o forse mi lascio scegliere — dalla lentezza.

E così, senza clamore, ogni giorno diventa un po’ vacanza.

Anche quando non lo è.

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