buongiorgiosolo cose belle

Roma, due mamme, il loro primo incontro: in ricordo di Clelia e Viviana

Roma è grande. Venticinque secoli di storia, tre milioni di abitanti, un labirinto di strade che corrono continuamente incrociandosi. Eppure, ieri, in questa città dove tutto sembra distante, due madri si sono trovate.

Clelia e Viviana. Vent’anni di malattia l’una, quattro di lotta l’altra. Vent’anni di racconti ascoltati da lontano l’una, vent’anni di sorrisi ricevuti ogni domenica l’altra. Vent’anni di luce e vent’anni di pane spezzato insieme.
E oggi, mentre Roma correva ignara, mentre il traffico suonava ed il lamento per il caldo detonava, Dio ha scritto una di quelle coincidenze che non sono casuali.

Clelia, la madre che non abbiamo conosciuto ma che Cristina ci ha fatto amare. La sua forza era silenziosa come il Vangelo di una domenica d’inverno. Dieci anni a letto, eppure ogni momento che Cristina ci raccontava, e che oggi è stato ben ricordato al funerale, era un manifesto sì di sofferenza ma anche di gioia.
Viviana, la madre che ci ha accolto in parrocchia come se fossimo figli smarriti. La sua dolcezza era quella del pane appena sfornato: semplice, necessario.
Due donne che non si sono mai incontrate. Fino a oggi.

Ieri, mentre il sole di Roma si alzava bollente su due bare, qualcosa è successo.

Ad Est, nella chiesa di Clelia, il sacerdote e gli amici raccontavano di una pazienza che non era rassegnazione, ma fede fatta carne, mentre Tommaso e Ginevra, i due piccoli nipotini, firmavano il libro delle partecipazioni . Ad Ovest, nella nostra parrocchia, i parrocchiani di Viviana ricordavano una donna che non sapeva dire di no, ma soprattutto non sapeva smettere di amare, di mettersi nei banchi del coro nonostante quello che stava passando ed il marito Gianfranco la ricordava nel suo impegno per la Caritas.
E mentre i due cortei funebri si muovevano in direzioni opposte, le loro anime hanno fatto il contrario.
Noi non possiamo sapere come sia il Paradiso. Ma se c’è un briciolo di poesia nel disegno di Dio, allora oggi due mamme si sono cercate tra la folla dei beati.

Clelia, finalmente libera dal letto che l’ha imprigionata, avrà riconosciuto Viviana dalla stessa luce negli occhi che aveva Cristina quando parlava di lei.
Viviana, finalmente senza dolore, avrà visto Clelia e avrà pensato: “Ecco una che sapeva amare come me”.
E forse, proprio mentre noi asciugavamo le lacrime in due chiese diverse, loro si sono strette la mano e sono entrate insieme, come due compagne di scuola al primo giorno.

Oggi vi voglio ricordare così, mamme, consapevole
che Roma non è poi così grande, quando due anime si riconoscono al di là dei chilometri.
che la morte non è un addio, ma il momento in cui finalmente ci ritroviamo.
che le mamme sono sempre mamme, anche quando i figli sono grandi, anche quando il corpo non regge più. Perché l’amore non ha età.

Ieri abbiamo sepolto due madri. Ma abbiamo anche visto il miracolo di due vite che, senza saperlo, hanno camminato parallele per vent’anni, per incontrarsi proprio oggi, davanti a Dio.
E allora, stasera, quando accenderemo una candela per loro, facciamolo con un sorriso. Perché se c’è una cosa che Clelia e Viviana ci hanno insegnato, è che l’amore vero non finisce. Si trasforma. E a volte, si prende per mano

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *