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Da (quasi) medico a mamma: vi racconto la mia scelta scellerata e bellissima

Che mistero la vita!
Domani parlerò a dei genitori come me, da un microfono.
Di fede e speranza. E di sta fatica assurda che è crescere figli oggi. Dare la vita per loro. Che follia essere genitori, epperò forse anche la cosa più bella che possa capitare al mondo.

Solo che tutte ste cose devo dirle io.

Quella che ha mollato medicina sul finale, la sfigata per eccellenza.
Che ormai tutti mi davano per medico, tranne me.
Eh, nella vita può succedere.
Di fare una scelta facile ma che non ci appartiene, di dover alzare la mano e dire scusate questo non è il mio treno la mia corsa la mia carriera.
Io devo proprio scendere.
Voglio fare la mamma, non il medico. Solo la mamma.
Eh sì, l’ho fatto, senza pretendere di essere compresa. Infatti molti continuano a darmi della scellerata integrale.
Ci sta, di affrontare le conseguenze di una scelta.
Si chiama crescere.
Si chiama imparare dagli errori.
Si chiama pure cercare la propria voce in un mondo che vorrebbe soffocarla.

E questo dobbiamo dirlo ai ragazzi, ai nostri figli. Che si può cadere e ricominciare.

A loro, quelli che all’università invece di alzare la mano la voce e dire scusate questa non è la mia corsa, pensavo di farcela e invece no, ho ingannato me e voi ma non posso più andare avanti così.
Invece di alzare questa benedetta mano per chiedere aiuto, la alzano conto se stessi per togliersi la vita.
Bisogna proprio dirlo ai ragazzi, che ammettere di aver sbagliato vuol dire anche scoprirsi bisognosi di salvezza.
La stessa di cui abbiamo bisogno tutti, pure quelli che sembrano sicuri e ganzi.

Bello eh.
Tutte ste cose proverà a dirle una mamma qual sono. Una mente sonnopriva oberata di chat mamme.
Che l’altro giorno ero a fare la spesa per prendere uova latte farina, e arrivata in cassa col carrello pieno mi sono accorta di aver dimenticato uova latte farina.
Ma la cassiera mi ha rassicurata.
Tranquilla signo’, ieri io sono uscita con la maglia al contrario.
Mitica sister.

Abbiamo davvero tutti bisogno di una pacca sulla spalla, e di una salvezza possibile.
Almeno, io ci credo.

Insomma.
A domani.
Olevano Romano ore 15, Sala Spazio Olevano.
Besos.

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