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Oggi è il Giorno: ritorno al Futuro e alla Nostra giovinezza

Oggi è il giorno. Oggi, 21 ottobre 2025, Ritorno al Futuro torna al cinema. Solo per oggi. Solo per chi non ha mai smesso di crederci. (due giorni fa, ndr)

Quarant’anni dopo.

Per noi che siamo stati adolescenti negli anni ’80, quel film non fu solo la storia di un viaggio nel tempo. Fu tutto quello di cui avevamo bisogno il quel momento. Fu un inno alla fantasia, alla speranza, alla possibilità di cambiare il proprio destino. Era l’America dei sogni, era quella sensazione che tutto fosse ancora possibile.

Marty McFly era uno di noi: impulsivo, imperfetto, curioso, libero. E Doc Brown era l’adulto che tutti avremmo voluto incontrare: un folle geniale che non ti diceva “non si può fare”, ma “sono certo che funzionerà”.

Ed il pensiero non può non andare ancora a Michael J. Fox, con il suo sorriso timido e quella luce negli occhi che sembrava dire “non arrenderti mai”. Ci ha fatto credere che bastasse un po’ di coraggio per riscrivere il futuro.

Ed oggi, conoscendo la sua storia e la sua malattia, quella luce commuove ancora di più: perché non si è mai spenta. Perché continua a ricordarci che anche senza una DeLorean si può viaggiare nel tempo ed essere ottimisti, basta non smettere di sognare.

Quell’estetica fatta di skateboard, di walkman e musica rock non era solo stile.

Era un linguaggio: il nostro.

Un modo per dire che si poteva vivere leggeri, sognando forte, senza diventare cinici troppo in fretta.

Non a caso, Ritorno al Futuro è uno dei sette film che Quentin Tarantino considera perfetti.

Ed anche per me lo è perché non ha una sola scena di troppo, né una sola battuta sbagliata.

È equilibrio, ritmo, cuore. È magia pura.

Oggi ho cinquant’anni, e rivederlo sarà come tornare per due ore nel garage di Doc, a credere ancora che il tempo si possa piegare, che i sogni non abbiano scadenza, e che dentro ognuno di noi ci sia ancora quel ragazzo con le scarpe da ginnastica e la voglia di cambiare il futuro.

Perché in fondo, se ci pensate, Ritorno al Futuro non parlava di viaggi nel tempo.

Parlava di noi.

Di chi eravamo.

E di chi, forse, siamo ancora.

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