A Montecitorio il “Premio Sconcerti” fa centro: il Maestro è più vivo che mai.
La platea giusta, i toni perfetti, le parole misurate. Non poteva che essere un successo la prima edizione del Premio Mario Sconcerti, andata in scena nella cornice solenne di Palazzo Montecitorio. Susanna Marcellini e Fabrizio Pacifici hanno condotto la serata, ma il vero protagonista, a quasi tre anni dalla scomparsa, era lui: Mario, l’editorialista, lo scrittore, il “Maestro” con la M maiuscola.
Un riconoscimento voluto dalla famiglia e spinto con convinzione da Matteo Marani, presidente della Lega Pro e del Museo del Calcio, che di Sconcerti ha tratteggiato l’essenza: «Un maestro di giornalismo, certo, ma prima ancora un uomo di sterminata cultura, un intellettuale a tutto tondo».
A colpire, le parole della figlia Martina, che ha centrato il cuore della questione: «Sono orgogliosa – ha detto – che ci sia un momento di ricordo di papà legato al suo approccio al pensiero e alla vita, e non solo al calcio in senso stretto». Una precisazione necessaria, che restituisce Sconcerti alla dimensione più ampia che merita.
E la sala, come in una grande redazione ideale, era popolata di volti noti: la moglie Rosalba, l’On. Fabrizio Santori, Ivan Zazzaroni, Guido D’Ubaldo, Luigi Ferrajolo e una lunga schiera di amici e colleghi – da Alexandra Colasanti a Paolo Condó, da Alberto Rimedio a Luca Calamai – a testimoniare che l’impronta del Maestro è ancora fortissima.
In chiusura, un passaggio non di circostanza: il coinvolgimento di scuole e istituti formativi. Un ponte gettato verso il futuro, sull’unico binario che Sconcerti considerava veramente prioritario: quello dell’educazione. Perché i maestri, quelli veri, non smettono mai di insegnare.
Fabrizio Pacifici



