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La scalata lunga 500 pagine: perché “C’era una volta a Roma” è una vetta necessaria


Ho un piccolo segreto da confessare a voi, strepitosi lettori de ilcentuplo: ho fatto fatica a leggere “C’era una volta a Roma” di Manuel De Teffé. Una fatica vera, di quelle che mi hanno accompagnato sotto l’ombrellone per tutto il mese di agosto, pagina dopo pagina.

Ma alla fine di questa fatica, cosa posso dirvi? Semplicemente che sono felice.

Avete presente quella sensazione dopo una lunga scalata in montagna, quando arrivate in vetta e guardate prima l’orizzonte infinito, e poi il cammino incredibile che avete percorso?

È stata la stessa identica sensazione che ho provato girando l’ultima pagina. Ho preso il telefono, ho chiamato Manuel e gli ho detto:

“Non ho mai letto libri di oltre 500 pagine a parte i grandi classici: dalla Divina Commedia al Decamerone o I Promessi Sposi. Non ti sto paragonando a questi autori, ovviamente, anzi mi sono proprio detto: ma chi si crede di essere Manuel per scrivere così tanto e tenere impegnato il lettore per almeno venti giorni di lettura. Alla fine però ti dico bravo per la capacità di tenerci incollati al tuo racconto e grazie per il bellissimo quadretto storico, familiare, personale, ma anche di tutti noi.”

Non conoscevo tuo padre, Anthony Steffen; non conoscevo l’epopea del cinema western all’italiana e a malapena avevo sentito parlare di Franco Nero. Ora conosco tutto questo. Il tuo libro è un viaggio potente nella storia italiana, nel periodo in cui la Dolce Vita inizia a tingersi di West.


Leggendo, ho capito subito perché Manuel me lo hai consigliato per mio figlio Mauro, che vorrebbe fare l’attore. Non credo volesse solo farmi comprare una copia del testo. Questo libro è, sorprendentemente, anche un manuale pratico, ricco di consigli non richiesti ma necessari per chiunque voglia capire la vita e la mentalità di un attore.

È una lezione su:

  • Come si diventa attori
  • Come ci si deve migliorare sempre
  • Come reinventarsi spesso
  • Come perfezionarsi con lo studio e col rimettersi in gioco.

Ma ho anche capito perché lo ha consigliato a me.

Tra i tanti insegnamenti rubati a questa scalata letteraria, voglio lasciare qui, a beneficio di tutti, quelle due righe che ho sottolineato a pagina 481 (sì, amici, avete letto bene, 481!):

“Ho capito che il ruolo del padre è far splendere i figli e che i figli risplendono a seconda della fiducia che danno loro i padri.”

Beh, che dire. Grazie al Padre Manuel De Teffé per questo insegnamento al Padre Giorgio e a tutti i papà del mondo.

“C’era una volta a Roma” è una storia d’amore, di famiglia, di cinema, di teatro, d’Italia, di italiani: sono tante pagine di tante cose belle!

Non deve assolutamente mancare nella vostra libreria e, a maggior ragione, nel nostro bagaglio culturale.

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