solo cose belle

Il Martedì che ha sconfitto il silenzio: storie di rinascita e amicizia in Oltrarno.

Dopo tanti anni lontano da casa sono tornato nella mia Firenze. Ho aperto una vineria in un angolo dell’Oltrarno, tra botteghe, vicoli, artigiani e ricordi della mia infanzia. L’attività andava bene, ma mancava qualcosa. Me ne sono accorto una sera d’inverno, mentre guardavo i passanti. Pochi salutavano. I bar erano pieni di turisti, mentre di fiorentini neanche l’ombra.

Ho chiesto in giro e ho capito che l’Oltrarno era considerato ormai da tutti una zona spenta. Non esisteva più l’amicizia tra vicini, gli anziani non si fermavano in piazza a chiacchierare come un tempo. Così ho deciso: ogni martedì, giorno di chiusura, avrei aperto la mia vineria agli abitanti del quartiere. Nessuna prenotazione, nessun menù, solo uno spazio offerto per stare insieme. Chi voleva poteva portare una bottiglia, un piatto, o semplicemente se stesso. Ho appeso qualche locandina, poi sono andato a bussare alla gente.

Ciao, stasera si fa una festa, vieni?

Il primo martedì c’erano luci basse, odore di cibo buono, qualche calice già versato. Eravamo in dieci, quasi tutti di Borgo San Frediano e dintorni. Uomini soli, signore anziane, qualche ragazzo di ritorno dall’università. Non ci conoscevamo. Da quanto sei qui? Cosa porti? Perché sei venuto? Le lasagne della signora Adele, una bottiglia di Chianti portata da Luca, e ridevamo tutti insieme, parlando dei turisti buffi, degli affitti, del silenzio dentro le case.

Col passare delle settimane il tavolo si è allungato. È arrivato l’anziano che abitava da solo, la ragazza nuova del quartiere, l’uomo disabile che non usciva quasi più di casa. Insomma, tra parole e bottiglie è nata una piccola piazza, un piccolo paese dentro la città.

Una sera un anziano mi si è avvicinato. Massimo, qui si sta bene. Prima non uscivo più, ora aspetto con ansia il martedì.

Tutti insieme avevamo sconfitto l’isolamento. Lì, nel cuore dell’Oltrarno, in un martedì qualunque, fra vetrine e vicoli pieni di storia, era nato il nostro villaggio. Perché la comunità è quando apri la porta. E, magari, offri anche un po’ di vino.

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Massimo da Stori degli altri

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