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Extra Omnes – Fuori tutti! una riflessione di don Antonello Iapicca

Un tempo sospeso, fatto di incertezza e precarietà. Un tempo a mezz’aria, invisibile, inafferrabile, incontrollabile. Nulla può aiutare a decifrare, comprendere, immaginare, ipotizzare o prevedere l’esito. Nulla di ciò che possediamo, nemmeno la ragione, pur irrorata da mille informazioni, e tanto meno gli strumenti sofisticati del mondo — sondaggi, exit poll, chiacchiere pseudo-colte di molti specialisti — nulla di semplicemente umano può sapere ciò che sarà.

La Cappella Sistina oggi si fa cassaforte inviolabile, bunker inattaccabile, spazio segreto nel cuore di un mondo sovraesposto, dove nulla è nascosto e tutto, e tutti, sono oggetto di un voyeurismo perverso che ha seppellito pudore e rispetto. Non c’è istante, pensiero, sentimento, dolore, neppure la morte, che non venga trasferito in diretta sui social o sui media.

Si passano ore a scorrere distrattamente tra un gattino e una ragazza in indumenti intimi, tra una ricetta della carbonara e l’annuncio della morte di una persona cara, tra l’ennesima opinione ideologica e chi pretende di insegnarti a vivere. Un minestrone immangiabile che seduce e inghiotte, in un turbine folle, attenzione, tempo, pensieri.

Tutto avviene nell’illusione di avere tutto sotto controllo, a portata di mano e di schermo. Hanno provato, e continuano a provarci, anche con il Conclave. Ma oggi è il giorno dell’”Extra Omnes”, “tutti fuori”. Due parole che segnano il limite invalicabile di ogni uomo. Il limite inaccettabile, il nemico da abbattere, da superare, nell’illusione di controllare la vita e la storia, eliminando ogni spazio all’incertezza e alla precarietà. Nell’illusione, infine, di essere come Dio.

E invece, anche nel 2025 dell’intelligenza artificiale e della irrealtà virtuale, Dio — l’unico, vero Dio — continua ad esistere e ad amarci, uno ad uno. E, con un segno posto nel cuore della sua Chiesa, caccia ancora una volta dal Tempio i mercanti di sogni e di illusioni. E ci riporta nella realtà, per imparare, ancora, a guardarla con rispetto e venerazione, come il luogo dove Lui ci parla e ci rivela la sua volontà.

Perché se la storia — la nostra vita reale — è guidata da Lui che ne è l’Autore, allora solo davanti a ciò che accade qui ed ora possiamo essere davvero liberi e adulti. Solo di fronte al reale possiamo accogliere la volontà d’amore di Dio perché si compia in noi. Solo entrando in essa con Cristo, vincitore della morte, possiamo sperimentare la pienezza della vita nell’amore, l’unica beatitudine che ci realizza come persone.

Per questo oggi siamo invitati ad uscire, tutti, dalla menzogna dell’universo parallelo che immaginiamo e costruiamo come apprendisti stregoni della storia. “Extra omnes”: tutti fuori dalla Sistina dove, come nel grembo verginale di Maria che non conobbe uomo, scenderà lo Spirito Santo, affinché di nuovo si faccia carne in un uomo la volontà di Dio.

Dalla Sistina, infatti, non uscirà questo o quello che abbiamo immaginato, sognato, sperato o previsto con la nostra sapienza carnale. Dal segreto intimo dell’unico luogo inaccessibile al mondo uscirà il “dolce Cristo in terra” (Santa Caterina), il suo Vicario, un nuovo Pietro, chiamato e inviato — come Pietro — con le sue debolezze e contraddizioni, con le sue povertà e i suoi peccati, a pascere il gregge di Cristo risorto.

Certo, è uno scandalo e un assurdo inaccettabile, oggi più che mai. Come lo fu — e lo è — l’Incarnazione. Per questo si cerca di attenuarlo, di spiegarlo, di controllarlo, di ridurre e cancellare l’opera di Dio a favore dell’opera dell’uomo. Si sottolineano debolezze e cadute, si raccontano trame politiche e di potere, si inseguono retroscena e frivolezze, evitando accuratamente il segno che è Pietro, e, soprattutto, Colui del quale è Vicario, e nel quale è Pastore.

Lo scandalo di Dio che si fa carne dove nessuno se lo aspettava, che si fa Messia in chi nessuno avrebbe scelto, continua da duemila anni. E continuerà anche alla fumata bianca, perché il Papa è, insieme alla Sistina che lo accoglie e da cui nascerà, un Mistero che Dio pone di fronte a noi, che vorremmo capire solo per poterlo dominare.

“Tutti fuori”: perché la Chiesa non è un club elitario di gnostici, un circolo di pochi illuminati che pretendono di capire tutto per piegare la realtà alla propria concupiscenza. La Chiesa è i Dodici apostoli: fragili, incoerenti, traditori. Il “nulla” secondo il mondo. Amati, scelti e separati dal mondo per ridurre a nulla ciò che il mondo crede essere tutto.

Per questo, non solo “tutti fuori”, ma anche “tutto fuori”: nessuna copertura internet sul Colle Vaticano, nessuna finestra aperta sul mondo, perché il Cielo possa di nuovo discendere nel mondo. Accanto alla tomba di Pietro — apostata e Papa, peccatore e martire — si rinnoverà il Mistero che ci salva: inafferrabile, eppure reale, fino a raggiungere la nostra carne, identica a quella di Pietro, per redimerla.

La Sistina del Conclave, mentre si fa grembo del Pastore che pascerà il gregge di Cristo, parla a ciascuno di noi. Ci indica il nostro cuore, la nostra Sistina: il grembo benedetto dove Dio desidera scendere e abitare. Oggi, come ogni giorno, il Padre dice “extra omnes”, e pota, e caccia via dal cuore tutti gli idoli, i pensieri carnali, le illusioni e le alienazioni. “Fuori tutto e tutti”, per ritrovarci nudi e inermi come creature di Dio di fronte alla storia reale, dinanzi all’albero della conoscenza del bene e del male, per decidere, liberi, se restare creature o tagliare con il Creatore nell’illusione di sostituirci a Lui.

Con gelosia infinita, il Padre ci chiama alla conversione, a rientrare in noi stessi come il figlio prodigo, e a vivere questo tempo sospeso, in cui tutto torna alla realtà e a ciò che veramente siamo: vergini nell’intenzione del cuore. Così, liberi, possiamo accogliere Cristo, il Pastore Grande delle nostre anime, che ci rivela la volontà di Dio per prenderci per mano, entrarvi, e trovare il vero pascolo dove saziarci del suo amore in ogni istante della nostra vita.

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