Maddalena di Canossa: La Santa che Combatté per le Donne Senza Chiedere Permesso
Maddalena non è femminista però sta dalla parte delle donne fin nel midollo, fino a dare la vita per loro. Zero chiacchiere, ma tantissimi fatti.
A fine settecento, nella Verona dove cresce, la gente si divide al solito in strati: i ricchi, i medi che sopravvivono abbastanza, e i poveri in canna.
Lei appartiene per nascita al primo strato ovvero quello dei ricchi sfacciati. All’epoca i Canossa sono tra le famiglie più illustri d’Italia, comandano e decidono, una pacchia.
Parrebbe, almeno.
Senonché il papà di Maddalena muore, sua madre si risposa mollando i figli alla sorte, e la piccola Maddi a 7 anni si ritrova orfana abbandonata nonché vittima di angherie da parte di una tutrice crudelissima con problemi criptici di anaffettività e autostima.
Mica tanto una pacchia.
Forse somatizza tanto dolore, chissà, fatto sta che a 15 anni si ammala, sembra ormai morta. Invece si riprende ma le resta un’anchilosi alle braccia, e pure qualcos’altro.
La vocazione: vuole dare la vita a Dio che è l’unico a capirla in quel macello esistenziale. L’unico che non abbandona.
Però non sa come, la vita monastica non è per lei, allora asseconda i consigli del padre spirituale e resta a castello Canossa a fare da amministratrice ai mille casini nobiliari rimasti nelle sue mani. Ospita imperatori e re, a casa sua soggiorna Napoleone per dirne uno.
Ma a Maddalena la vita da influencer dei ricchi frega poco.
Perciò di sera scappa negli ospedali ad assistere i malati, nelle case dei poveretti a portare pane, fa da catechista a operai e bottegai.
Lei, la contessa, si sporca le mani di brutto.
Intanto buttate agli angoli di Verona vede le donne, le ragazzine, quelle che vivono per strada o si vendono nei bordelli per un tozzo di pane. Loro le pigliano il cuore.
Maddalena vuole istruzione alle donne, in un’epoca dove le donne non ce l’hanno di diritto, vuole renderle libere davvero di scegliere il proprio futuro.
Compra una casa per fanciulle, dove va a vivere lei stessa, che diventa ricovero, poi ne prende una ancora più grande.
Fonda un istituto, decolla l’opera canossiana.
Che vive e dà futuro a ragazze e ragazze, ancora oggi, grazie a lei.
Che donna, che santa.
