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Colloquio con le maestre

Da genitore continuo a pormi la stessa domanda.
Se fossimo nati in ambienti diversi da quelli in cui siamo cresciuti, saremmo sempre gli stessi? Quanto conta nella formazione del carattere l’ambiente circostante?

Questa settimana ho avuto il colloquio con le maestre dell’asilo di mia figlia. Ultimo anno. Agata è una bimba educata, attenta, diligente, molto matura, sensibile, autonoma e disciplinata. Porta a termine i compiti assegnati, chiede spiegazioni se non capisce, rispetta i punti di vista differenti dai suoi, usa un linguaggio molto articolato e sa raccontare.
La riconosco, anche a casa è così. Sia chiaro anche lei ha i suoi momenti di scontro con me, fa i capricci. Il comportamento irrispettoso è però marginale rispetto al resto.

Da mamma i dubbi sono all’ordine del giorno.
Sto tarpando qualcosa? Sto veramente tirando fuori (leggi educando) le sue innate propensioni?
Non sono dubbi per i quali il mio comportamento oscilla perennemente nell’incerto, sono questioni però che emergono nelle riflessioni e che spesso ritrovo nel confronto con amiche mamme.
Forse avendo una mamma esigente, lei si adegua. O forse è proprio il suo carattere.

Mi capita molto spesso di dire o pensare “ah se fosse mio figlio!” guardando bimbi indisciplinati o maleducati. E subito dopo: ma davvero se fosse mio figlio sarebbe diverso da quello che è? L’ambiente e le persone a lui intorno quanto incidono nella sua indole? E quanto invece è insito in se stesso?

Personalmente credo che l’ambiente circostante sia fondamentale ed allo stesso tempo non possa essere una scusante o una limitazione. Sembra un controsenso nei termini: mi spiego meglio.
Le persone o la persona che cresce un bimbo da sicuramente l’imprinting basato sul suo carattere e sul suo modo di vivere. Una mamma timida rifletterà la sua timidezza, così come un papà ansioso rifletterà la sua ansia. Il bimbo cresciuto in un ambiente stimolante sia per esperienze che per linguaggio sarà avvantaggiato nello sviluppo personale. Ma non sarà migliore di quello cresciuto davanti alla TV. E qui passo alla seconda parte della mia affermazione.
Ad un certo punto della vita sarà in grado, il secondo bimbo, di decidere di recuperare ciò che l’ambiente circostante non gli ha messo a disposizione, senza rimanerne vittima o succube.
(Tengo a precisare che tutto ciò che ho scritto vale per bimbi cresciuti in ambienti familiari normali, nel senso comune del termine. Non vale per chi è cresciuto in orfanotrofio, in clima di guerra, con gravi disagi familiari -povertà, violenza, dipendenze- o chi ha a che fare con gravi malattie. Tutto ciò esce dalle mie competenze e, ovviamente, presunzioni).

Siamo nati per porci domande. La mente si nutre di continue rielaborazioni e rivisitazioni dei nostri stessi pensieri. Io credo che risposte univoche, ai dubbi di cui sopra, non ce ne siano. Fa parte dell’essere umano mettersi in discussione e cercare nuovi spunti per riprogettare il proprio modo di vivere ed essere. Siamo dotati di intelligenza, della straordinaria potenza del nostro cervello. Facciamone buon uso!

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