editoriali

“Go home, Jacob, go home!” Aggredito “democraticamente” il sindaco di Minneapolis

“Go home, Jacob, go home! Shame! Shame!” Vattene a casa, Jacob, vattene a casa! Vergognati!

Jacob è un 39enne di Minneapolis, la città dov’è stato ucciso George Floyd, che ieri ha partecipato alla manifestazione Black Lives Matter con indosso la sua mascherina nera e le ultime parole della vittima, divenute slogan del movimento intero: “I can’t breathe”, non respiro. A un certo punto Jacob è finito al centro dell’attenzione. Una delle animatrici della protesta è salita su una scala e con un megafono gli ha chiesto davanti a tutti: “Silenzio! Jacob, abbiamo una domanda per te. Devi rispondere sì o no: sei d’accordo col tagliare i fondi al Dipartimento di Polizia di Minneapolis?”. Lui ha tergiversato, ha detto che c’è un razzismo sistemico che va sconfitto, anche nella polizia… Il clima si è surriscaldato: “Jacob, devi dire sì o no: sei d’accordo col tagliare i fondi al Dipartimento della Polizia di Minneapolis?”. Messo alle strette ha risposto con un filo di voce: “no, non sono d’accordo”. La folla inferocita si è scatenata e Jacob è stato cacciato dalla manifestazione, costretto ad allontanandosi come un criminale in mezzo a un putiferio di insulti, gestacci, improperi e lancio d’oggetti.

Se questo vi impressiona, pensate che Jacob (Frey) è il Sindaco di Minneapolis, che per non aver ceduto all’assurda pretesa di sconfiggere il razzismo tagliando i fondi per la sicurezza della città, ieri ha visto probabilmente finire la sua carriera politica democratica dopo un sommario processo di popolo. La Storia non mente, il giacobinismo è una belva che nessuno può domare.

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