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Tutto passa! A noi il compito di cogliere il Bello, il Vero, l’Eterno, l’Assoluto

Agostino caro, mi accingo a fare qualcosa che, in genere, non faccio: scrivere una lettera ad un giovane da poco conosciuto.

L’incontro di questa mattina è stato bello ed interessante, e mi ha riportato indietro di tanti anni, quando, giovane anch’io, come te cercavo Colui che ritengo l’Unico Indispensabile.

Solamente il pensiero di vivere senza di Lui sarebbe per me insopportabile.
Abbiamo parlato di diverse cose, per te molto importanti, e sulle quali dobbiamo ritornare, ma abbiamo parlato poco di Lui, del Signore Gesù.

E’ Lui che dobbiamo conoscere se, per davvero, vogliamo dare senso e significato agli anni che vivremo su questa terra. E’ Lui l’Unico che ha parole di vita vera, che è, poi, vita eterna. Gesù è Colui intorno al quale la storia tutta si avvolgerà. Egli è l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine.

Il rischio di vivere e non conoscerlo può essere più di una ipotesi: il mondo di oggi, ricco di iniziative e di suggestioni, è anche ricco di distrazioni e di compromessi.

E’ stupido, secondo me, ritenere che la società moderna sia migliore o peggiore di quella di ieri, è semplicemente diversa. Ciò che oggi è di moda, venti anni fa, sarebbe apparso ridicolo. Questo basta a farci comprendere come tutto è relativo. Aveva ragione Eraclito quando diceva che tutto passa, tutto scorre e che “nessuno si bagna due volte nelle acque dello stesso fiume”.


Tutto passa, e così deve essere. Noi non riusciremo a fermare neanche un solo istante di questo tempo che, inesorabile, se ne va. A noi, dunque, la capacità di poter cogliere l’Eterno, l’Assoluto, il Vero, il Bello, nel relativo con cui cammina ed è intrecciato.

Il difficile, a mio avviso, sta proprio in questo. I sempliciotti si dividono in pessimisti ed ottimisti, vedono solo bianco e nero. I nostalgici dicono che i tempi passati erano migliori di quelli di oggi. Gli ingenui, a loro volta, affermano che di questo passo non si sa dove si andrà a finire. I cristiani, invece, sanno che questo tempo è stato redento da Gesù, è tempo di grazia, è il nostro tempo. Noi non siamo nati nel Medio Evo, ma neanche nel 3500.

Ti sei chiesto come appariremo ai figli dei nostri figli?

Mentre scrivo ho davanti a me una foto degli anni cinquanta dei miei genitori: che strano taglio di vestiti e di capelli, eppure erano di moda solo pochi decenni fa.

Questo tempo è, per noi, prezioso più dell’oro, perché non avremo la possibilità di poterne vivere un altro. Perciò a me spaventa la sola ipotesi di sbagliare nella vita e non fare centro. Sai cosa vuol dire, etimologicamente, la parola peccato? Vuol dire: non cogliere il centro. I santi sono coloro che hanno vissuto la vita in senso pieno, che hanno fatto centro e, da campioni, possono esserci di grande aiuto.

Ma dove troveremo, noi, il volto vero di Gesù? Duemila anni di distanza da Lui sono tanti. Lo troveremo nella Sua Parola. Il Profeta Geremia ha una frase bellissima.

Ascoltala: “ Quando la Tua Parola mi venne incontro, la divorai con avidità…”

E’ là che bisogna scavare, nella Bibbia, nei Santi Vangeli, per poter trovare il Volto vero di Colui che l’anima nostra cerca.

Ma la Parola di Dio non è un libro da poter interpretare a piacimento. I fratelli Testimoni di Geova, persone degnissime, fanno così e creano un sacco di pasticci e di confusione. Gesù non era un ingenuo, sapeva benissimo che appena tre o quattro persone si riuniscono per prendere una decisione, facilmente resteranno ad accapigliarsi per giorni senza arrivare ad un risultato. C’è bisogno di uno che abbia una particolare autorità e mette fine alla discussione. Pensa tu se invece di tre o quattro, sono sei miliardi, destinati a crescere fino alla fine del mondo, senza contare chi venne prima. Persone diverse per intelligenza, cultura, modi di pensare, tradizioni, bontà d’animo ed altro. Non poteva il Santo dei Santi lasciarci in balia di noi stessi, perciò fondò la Chiesa, mettendo San Pietro a capo di essa.

A questa Chiesa ha promesso la Sua presenza e l’assistenza dello Spirito Santo, perché, nel corso dei secoli, mantenesse viva e vera la Sua Parola. Alla Chiesa in quanto tale, non ai suoi ministri presi singolarmente, ha dato il mandato di andare a predicare il Vangelo, e l’autorità, nel nome Suo, di calcare serpenti e scorpioni.

Agostino caro, io sono un povero prete che deve vegliare, pregare ed implorare continuamente la Misericordia di Dio, se voglio, un giorno, andare in Paradiso.

Tu, laico, battezzato, uomo come me, dovrai, a tua volta, vegliare e pregare per la salvezza dell’anima tua. Sarebbe assurdo pensare di non vivere la pienezza della fede perché Tizio o Caio sono stati dei pessimi cristiani. D’altronde, se tu prendi il Vangelo, ti accorgi che Gesù già ce lo aveva detto e ci aveva pure invitati a non scandalizzarci. Senti che dice: “ E’ necessario che gli scandali avvengono, ma guai a colui, per il quale avvengono”.

Capisci?

Detto questo, va anche ribadito, per amore di quella verità alla quale mai potremo rinunciare, che la storia, soprattutto dei secoli passati, non la si può liquidare con poche battute. La storia è sempre più complessa di quello che sembra. Allo stesso modo, nel valutare la storia della Chiesa si deve tenere conto dell’influsso benefico che ha suscitato nella società e dei santi che essa ha partorito.

Noi, oggi, senza rendercene conto, viviamo, respiriamo, i grandi valori del cristianesimo. Quando, due secoli or sono, la rivoluzione francese proclamò i sui dogmi: Libertà, fraternità, uguaglianza, quei valori erano scritti nel Vangelo da 1700 anni. Quando, 100 anni fa, la rivoluzione bolscevica si ripropose il riscatto dei proletari, stava rileggendo, forse, una delle beatitudini: “ Beati i poveri”, ma, dimenticando che c’era anche scritto: “Beati i miti e i puri di cuore”, provocò quello scempio che è, ancora, sotto gli occhi di tutti. La cura proposta fu peggiore della malattia.

Perché, allora, con questo Vangelo, non si è realizzato un mondo più bello?

Perché il cuore dell’uomo, cioè il mio cuore, il tuo cuore, è un cuore duro. Quando qualcuno mi umilia, quando un camorrista calpesta i miei diritti, quando la donna che io amo mi tradisce con il mio migliore amico, non mi viene facile perdonare, non mi è facile dimenticare. Non viene facile al ricco prendere neanche del suo superfluo, per alleviare le sofferenze dei poveri. Perciò la Chiesa ha sempre insistito sulla conversione del cuore. Quando una persona si innamora di Gesù, avrà un grandissimo senso di riconoscenza ed il desiderio di amare ciò che Lui ama, e di odiare ciò che Lui odia. Non una legge esterna, ma qualcosa di forte, sentito dentro. Questo è il motivo per cui certe ideologie, che pure all’inizio proponevano ideali giusti e nobili, si sono trasformate, nel giro di pochi anni, in feroci dittature. Insomma, se non è Gesù a riempire il cuore, saranno le cose a farlo. Con una differenza, però, che Gesù il cuore lo libera, lo nobilita, lo allarga, mentre le cose, lo rimpiccioliscono e lo fanno schiavo.

Perché meravigliarsi se gli uomini sono alla ricerca affannata delle cose, di tante cose? Sono vittime di un grosso equivoco, hanno creduto all’equazione “più cose, più soldi, uguale a più felicità, più gioia”, menzogna alla quale continuano a credere, nonostante sia stata mille volte smentita dalla vita.

Tu sei un giovane che cerca: questo è molto bello. La grande maledizione di tutti i tempi, non è l’ateismo, è l’indifferenza. L’indifferente è un uomo al quale non interessa l’altro, non interessa migliorare la società, l’ambiente. L’indifferente, anche se ha venti anni, è un vecchio senza speranza, pessimista ed egoista. Quando ha mangiato lui, hanno mangiato tutti. In genere è anche tirchio. Tirchio di tutto: di soldi, di affetto, di tempo, di idee. L’indifferente sarà, però, il primo a lamentarsi quando le cose non gli vanno bene.

Ho una grande pena per gli indifferenti. L’indifferente non cerca, non scava, non interroga, aspetta che altri lo facciano per lui. Egli se ne sta alla finestra a guardare quello che gli altri fanno, pronto a ridere se sbagliano ed a piagnucolare se gli pestano i piedi. L’indifferente sarà religioso quel tanto che basta per non uscire dal consueto, perché anche questo lo affaticherebbe. Egli porterà i suoi morti in Chiesa, ma senza sapere perché. Battezzerà i suoi figli solo perché così fan tutti. L’indifferente non sarà mai un uomo interessante, anche solamente sul piano umano.

Cerca, Agostino, cerca. Scava, vai in profondità, non ti arrendere alle prime difficoltà. Interroga coloro che potranno indicarti la strada giusta. Non fermarti ai contemporanei. Sappi che in questi 2000 anni, una schiera numerosissima di uomini e donne si sono innamorati di Gesù, lo hanno amato di un amore unico, irripetibile, gli hanno donato il cuore, senza porre condizioni, sovente hanno affrontato il martirio per non tradirlo. Entra in dialogo con loro. Comincia da San Paolo, e, poi, passa ad Agostino. Interroga Caterina da Siena e santa Teresa d’ Avila. Vai a San Giovanni Rotondo e chiedi a Padre Pio di illuminarti. Leggi non tanto libri su di lui, ma quello che lui ha scritto: il suo epistolario.

Vai a Napoli, un giorno, da solo, e a San Giuseppe Moscati chiedi la grazia di accompagnarti nel tuo cammino. Pompei è a quattro passi da noi: recati lì, da Lei, dalla Madre buona e chiedi il Suo Consiglio. Portale, senza paura, le anfore vuote della tua vita e la Signora te le riconsegnerà piene di vino nuovo.

Se un poco di fiducia hai in me, fidati. Ti assicuro che un mondo sconosciuto, ma non inaccessibile, è davanti a te…

Noi siamo come quel vecchio pescatore che viveva in riva al mare e, del mare, si vantava di conoscere tutto. Sapeva distinguere la bassa dall’alta marea. Sapeva nuotare e pescare. Ai suoi preziosi consigli ricorrevano i giovani del luogo. Un giorno, era ormai vecchio, qualcuno gli insegnò ad immergersi nel profondo. Scendeva giù, sempre più giù, e la meraviglia lo commosse fino alle lacrime. Uno scenario affascinante, mai visto prima, si apriva davanti ai suoi occhi: quanti colori, quanta vita pulsava a pochi metri dalla superficie. Si accorse, allora, di averlo solamente sfiorato, il mare, nei lunghi anni passati sulla riva.

Il Signore non ha mai ingannato nessuno. Un giorno ha detto: “ Venite a me, voi tutti che siete affaticati e stanchi ed Io vi darò riposo”. Ancora disse: “ Io sto alla porta del tuo cuore e busso, se tu apri la porta, Io entrerò da te e cenerò con te”. L’invito, rivolto a tutti, oggi viene rivolto a te, mio caro fratello, e tu, libero della libertà che Lui stesso ti ha donato, ti ritrovi davanti alla possibilità di rifiutarlo o di gettargli le braccia al collo ed incamminarti per la più affascinante delle avventure che un essere umano abbia mai vissuto sulla faccia della terra.

Questo è il dramma, l’unico vero dramma, che tutti ci accomuna.

Il nostro Dio, il Signore del cielo e della terra, Colui che da sempre E’, senza che da nessuno ha preso l’Essere, vuole essere amato, non temuto. Vuol giocare con noi, essere chiamato Babbuccio. Vuole che, con Lui, continuiamo la costruzione di questo mondo, che, a ben guardare, è per davvero il mondo delle fate.

La grande sfida è aperta.

Avremo, noi, il coraggio di immergerci in questo mare sconfinato, fino a provare le vertigini, o ci accontenteremo di sdraiarci al sole per l’abbronzatura?

Saremo i protagonisti della nostra vita, o ce la lasceremo vivere dagli altri?
Sarà Gesù, il nostro Gesù, o rimarrà un fantasma sconosciuto?
La Bibbia dice: “ Oggi se ascoltate la mia voce, non indurite il vostro cuore”.
Auguri, Agostino.

Padre Maurizio PATRICIELLO

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