editoriali

“Ristoratori in crisi? Cambino lavoro” è semplicemente un odioso falso.

Non difenderò io Laura Castelli, ma non ha detto questo. Senza particolare simpatia per la viceministra questo è ciò che ha detto (testualmente):

«Questa crisi ha spostato la domanda e l’offerta. Le persone hanno cambiato il modo di vivere e bisogna tenerne conto. Bisogna aiutare le imprese e gli imprenditori creativi a muoversi sui nuovi business che sono nati in questo periodo. Sono processi di lungo periodo, certo, ma se una persona decide di non andare più a sedersi al ristorante bisogna aiutare l’imprenditore a fare magari un’altra attività e a non perdere l’occupazione, e va sostenuto anche nella sua creatività: magari ha visto che c’è un nuovo business che può affrontare. Io credo che negare che questa crisi abbia cambiato la domanda e l’offerta di questo paese in termini macro economici, sia un errore. Vanno aiutate le imprese».

Riassumere queste frasi con: “Ristoratori in crisi? Cambino lavoro” è un falso. Un comodo titolo da click.

C’è una specie di nevrastenia punitivo-correttiva, nella comunità mediatica italiana, che ha veramente scocciato.
Castelli non ha detto che bisogna avviare ai lager i cuochi eccedenti.
Ha detto quello che molti, quasi tutti, hanno pensato quando, per esempio, a Venezia ha aperto il milionesimo take -away e il miliardesimo bacaro “tipico”, ovvero: ma come faranno a campare, tutti quanti?
Il Covid ha drammatizzato, tra tante altre cose, anche il problema dello squilibrio tra offerta e domanda nel settore, da tutti amatissimo, del mangiare e del bere. Sono cose che capitano.
Non ci hanno fatto una capa tanta dicendoci che questa è una società di mercato?

Molti locali lavorano più di prima.
Molti non lavorano per niente.
Molti stanno aprendo.
Molti altri stanno per chiudere.
Ce la faremo anche questa volta, lavorando seriamente e con passione.
Altri non ce la faranno, e sceglieranno di cambiare format, o mestiere.

Fabio Vianello

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