editoriali

Prima la salute…grida soprattutto chi ha un posto fisso!

Quanti sono i contagiati da coronavirus asintomatici? E possono comunque diffondere il virus? Sul tema i numeri si sprecano. Si va dal 20% al 94%.

E non ha, stranamente, suscitato particolare interesse uno studio americano che sconfessa la letalità del virus, ossia il rapporto tra i malati e i decessi, abbassando di oltre dieci volte le stime.

Intanto, dai piani alti sottolineano ogni giorno l’impennata dei contagi preannunciando chiusure e ulteriori limitazioni alla nostra libertà, perché, non si capisce come, nonostante i posti in terapia intensiva siano raddoppiati da marzo, il sistema sanitario rischia di finire nuovamente al collasso, soprattutto al sud, dove l’aumento dei contagi è proporzionalmente maggiore rispetto al nord.Insomma, alla fine i veri numeri non si sapranno probabilmente mai.

Come non si saprà la quantità di piccoli imprenditori, partite iva, artigiani e lavoratori ridotti al collasso, senza ammortizzatori sociali adeguati e senza risorse economiche. Prima la salute, gridano in tanti.

Ed è curioso che questa invocazione provenga per lo più da chi ha posto e stipendio fisso. Perché quando a fine mese si ha accreditato lo stipendio, indipendentemente al fatto che si abbia lavorato in ufficio o da casa o non lo si abbia fatto, è facile pensare per prima cosa alla salute. Quando, invece, si è in una condizione in cui se non si lavora non si guadagna, si è disposti anche a mettere a rischio la salute pur di portare il pane in tavola.

Perché la pancia vuota, sconfigge ogni paura. Anche quella del coronavirus. Le precauzioni vanno prese e le regole per il contenimento del contagio vanno rispettate. Ma sarebbe il caso che gli esperti di ogni genere che in tv sproloquiano su chiusure anticipate, nuovi mini o mega “lockdown”, e limitazioni alla circolazione, ci pensassero un attimo. A come si vive, senza uno stipendio fisso. Senza garanzie. E senza certezze.

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