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I Vigili del Fuoco sono come la nostra Mamma sempre pronti a correre per noi

Non conosciamo i vostri nomi, eppure siete sempre sulle nostre labbra. Vi chiamiamo, vi supplichiamo di fare presto, anche quando non ci sentite, non potreste sentirci, anche quando il telefono già è stato spento, o quando non riusciamo a raggiungerlo. Vi imploriamo. Davvero. Forse non lo sapete, o forse sì, lo potete facilmente immaginare. Nei momenti più difficili, in quelli più pericolosi, quando il tempo che galoppa fa a gara con la morte; quando i minuti si fanno lenti e lunghi come ore, vi imploriamo: « Fate presto. Vi prego, fate presto».

Come il nome della mamma; come quello, unico, stupendo, consolante della Vergine Maria, anche il nome con cui siete da tutti conosciuti è sempre pronto per essere pronunciato. I Vigili del Fuoco.

La terra trema senza preavviso, tutto intorno crolla, il mondo sembra impazzire: «Presto, chiamate i Vigili del Fuoco». Il fiume straripa, un ciclone folle spazza via tutto ciò che intralcia il suo passaggio, ti agganci a qualcosa per non essere trascinato dalla tempesta: «Per carità, chiamate i Vigili del Fuoco». Frana la montagna, il fango fagocita case e cose, animali e persone, donne e bambini. Scoppia una bomba, brucia una foresta. Ti ritrovi in mezzo all’inferno. È orribile l’inferno: «Presto, avvertite i Vigili del Fuoco».

E voi correte. Sempre. Senza giudicare, senza condannare, senza fare calcoli. Senza sapere come si svolgerà il vostro lavoro. Senza aver messo in conto niente… o forse tutto. Correte, felici di correre in aiuto. Felici di strappare almeno qualcuno alla follia di un destino che tante volte si fa sciocco e capriccioso. Correte, senza sapere se farete poi ritorno a casa. Un solo verbo vi martella nella mente: correre. Non è facoltativo, correre. Correre per voi è un dovere. Per il vostro difficile e stupendo lavoro siete stati addestrati, è vero, ma fino a un certo punto. Nessun uomo al mondo può essere addestrato a dovere per compiti del tutto inaspettati. La maggior parte del vostro lavoro è tutto da inventare.

Al momento. Le situazioni più pericolose, le più assurde, le più tragiche, le più angoscianti, a volte finanche le più comiche, vi hanno visto e continuano a vedervi protagonisti. Un gattino che si è arrampicato sull’albero, la nonna che rimane prigioniera in casa, le fogne che straripano, un incidente stradale. Dappertutto, vi troviamo dappertutto. Vite distrutte, vite in bilico, vite agganciate a un filo di speranza vi supplicano. E voi arrivate. Nessuno mai riuscirebbe a credere che i Vigili del Fuoco se la prendano con calma. Nel cuore della notte, alle prime luci dell’alba, all’Ave Maria. In piena estate, in primavera, nel bel mezzo dell’inverno gelido. Voi non conoscete giorni di festa, Pasqua, Natale, ferragosto, onomastico del bambino, compleanno della mamma. Il dovere, innanzitutto il dovere. Un solo imperativo: salvare vite, risolvere problemi, attenuare sofferenze. La gente vi vuole bene, vi sente amici. Siete la nostra sicurezza, la nostra speranza. La vostra divisa, la vostra forza, la vostra esperienza, il vostro altruismo, la vostra umanità, ci confortano, ci rassicurano. Siete per noi amici indispensabili. Senza di voi la vita nel nostro Paese sarebbe difficile da immaginare. Oggi vogliamo solo dirvi grazie. Permetteteci di farlo. È un’esigenza che sentiamo nel profondo. Non vi schermite. Non stiamo scherzando, non stiamo esagerando. A voi, che vigilate sulle nostre paure, la nostra vicinanza, il nostro abbraccio, la nostra più totale solidarietà. Siamo con voi. Soffriamo con voi. Gioiamo con voi. Vi vogliamo bene, amici “Vigili del fuoco”.

Padre Maurizio Patriciello.

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