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Annunciare la speranza in un mondo cupo e triste

La prima parola della liturgia odierna, offertaci dal Messale è “Gaudete” (Rallegratevi). Perciò nella tradizione liturgica, la terza Domenica di Avvento ha un carattere gioioso che si riflette soprattutto nelle prime due letture e nel Cantico di Isaia. Il Vangelo invece, con il suo insistente appello alla conversione, sembra distaccarsi da questo tema. Nella prima lettura, c’è un ripetuto invito del profeta Sofonia: “Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme”.

          Ci collochiamo in un momento difficile per il popolo di Dio e l’oracolo del profeta invita a nutrire i sentimenti opposti. Infatti, il motivo di questo accumulo di appelli alla gioia e all’esultanza è il rapporto vitale con il Signore che si rivela ancora una volta fedele all’alleanza. La ragione ancora più profonda di questo invito alla serena fiducia è: “Il Signore tuo Dio in mezzo a te ed è un Salvatore potente”. La presenza di Dio nella comunità dell’alleanza è garanzia di salvezza. Noi sappiamo che la presenza di Dio in mezzo agli uomini (Emmanuele, “Dio con noi”) ha raggiunto la sua pienezza a  Betlemme, ed è questa vicenda che si trova alla base di noi cristiani oggi. A questa immagine si sovrappone quella dello sposo che rinnova il suo impegno di amore: “Esulterà di gioia per te, ti rinnoverà con il suo amore”.

            Attraverso Gesù, Dio rinnova per sempre il legame di amore con la comunità dei salvati. Il tema della gioia si prolunga nell’invito di Paolo ai cristiani di Filippi a vivere nella gioia del Signore: una gioia che è logica conseguenza per ogni uomo che diventa discepolo di Cristo. Non si tratta di un atteggiamento superficiale e passeggero, ma di una pace interiore. L’unica condizione è quella di restare aperti all’iniziativa di Dio. Quest’apertura si manifesta con la preghiera che può attuarsi in tutte le situazione della vita e in forme diverse: “Fate presenti a Dio le vostre richieste  con preghiere, suppliche e ringraziamenti”. Questa preghiera, intesa come relazione vitale e permanente con Dio, è la fonte della pace e della gioia, doni di Dio.

            Per quanto riguarda il Vangelo, il profeta del deserto Giovanni, che predica un battesimo di conversione, assume i tratti di un maestro che traccia un itinerario praticabile per ogni categoria di persone. Egli risponde alla domanda tipica di chi vuole intraprendere un nuovo orientamento di vita. Infatti le persone che si presentano a lui gli chiedono: “Che cosa dobbiamo fare?”, una domanda che riguarda un cambiamento profondo di condotta. Giovanni risponde, ricalcando i temi classici del messaggio profetico: ” praticate la giustizia e la misericordia.” Cioè il cammino verso Dio passa attraverso il prossimo. Ciascuno rimanga al proprio posto, continui a fare ciò che ha fatto finora, ma in un altro modo, in maniera diversa: il Signore va accolto nella vita normale, nei lavori feriali, non attraverso cose eccezionali… Conta soprattutto la fedeltà nel quotidiano. In fin dei conti, si tratta di andare incontro al Cristo restando al proprio posto: il mutamento non è nelle cose o situazioni esteriori, ma deve verificarsi “dentro” di noi.

Don Joseph Ndoum                         1ª lettura Sof 3,14-18 * Salmo Is 12,2-6 * 2ª lettura Fil 4,4-7 * Vangelo Lc 3,10-18

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