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“Tutto è qui per te” di Fabio Volo: ma allora, quando si vive?

“Quand’è che le cose belle diventano brutte?”.

Parte anche da questa domanda “Tutto è qui per te” (Mondadori ed.) l’ultimo romanzo di Fabio Volo, un libro che si legge in “immersione”. Volo sa scrivere storie che ci fanno da specchio, ma che sono anche campi magnetici in cui veniamo risucchiati, attratti da quella parte di noi che i protagonisti dei suoi romanzi mettono in scena. Fabio, inoltre, ha l’enorme pregio di sapere cosa significa scrivere di sentimenti “al maschile”. Alterna scene di grande romanticismo con momenti spiazzanti di divertimento puro. Mostra candore e coraggio, ma anche incertezze e timori che solo nel cuore degli uomini si fanno spazio, lasciando spesso le donne incredule o sospese. Luca, il protagonista di “Tutto è qui per te” è un uomo che si interroga su cosa aspettarsi dall’Amore. Ma anche su cosa l’Amore, per essere tale, si aspetta da un uomo che lo cerca senza conoscerlo e ri-conoscerlo realmente. Chi siamo quando amiamo? Chi siamo quando smettiamo di amare o di essere amati? Per trovare risposta a queste domande, Fabio Volo prova ad indicarci una strada: “Nella vita bisogna essere all’altezza del proprio dolore” cosa per cui non serve scappare o continuare a mentire o cercare scorciatoie. E così facendo arriva la domanda delle domande: “Ma allora quando si vive?”.

Già, quando si vive? Luca ha a disposizione amici come Ornella e Silvano che rappresentano due mondi così diversi eppure così complementari, con cui confrontarsi e cercare la risposta di cui è in cerca. E’ Silvano che gli fornisce una chiave d’accesso con cui rimettere ordine al suo tormento sentimentale. Lo aiuta a capire che: “Ogni silenzio ha le sue cose da dire” e che “si impara ad apprezzare veramente qualcosa nel momento in cui ti manca”

Leggendo “Tutto è qui per te” ci si accorge di come tanti nostri funzionamenti nella vita, necessitano della capacità di “sostare” inteso proprio come abilità a “so-stare” ovvero “saper stare”. Fermarsi, osservarsi da fuori e da dentro, re-pensarsi, proprio come accade a Luca nell’indimenticabile virata che dà alla sua vita nella parte finale del romanzo. Dopo tanto affannarsi, alla rincorsa di qualcosa cui non ha ancora imparato a dare una forma precisa dentro di sé, Luca comprende che forse la cosa che gli serve di più è fermarsi e stare in contatto con se stesso, usando l’immersione nella natura e nel silenzio come un amplificatore del proprio mondo interiore.

E’ difficile raccontare in poche righe ciò che c’è nel nuovo romanzo di Fabio Volo. Perché non c’è dentro solo una storia. C’è un vero e proprio percorso. Che in parte ti aspetti e in parte no. Imprevedibile, soprattutto nel finale. Probabilmente in questo romanzo c’è molto del mondo autobiografico di Fabio e delle sue riflessioni sulla vita e sull’Amore. Le stesse che lui spesso elargisce anche nelle sue trasmissioni radiofoniche, interviste e comparse nei media. Io penso che Fabio Volo sia uno degli uomini che più ha contribuito a modellare nel mondo “maschile” – ovvero nella comunità di noi uomini – un modo sincero, autentico e autoriflessivo per parlare e riflettere sui grandi temi della vita: l’Amore, la genitorialità, la ricerca di se stessi, la costruzione della propria identità. Fabio mi ha più volte coinvolto in alcune delle sue trasmissioni e di questo gliene sono grato. Ma non leggo e commento i suoi libri per gratitudine. Lo faccio prima di tutto perché mi piacciono molto. E poi perché, come ho già scritto in passato, il suo successo è il risultato di qualcosa che va al di là della sua popolarità. Perché rappresenta e testimonia qualcosa di cui noi uomini, nel nostro mondo di maschi, abbiamo straordinariamente bisogno.

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