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Intervista a Lisa Zuccarini, una mamma col camice appeso al chiodo

Non ci conosciamo, ma ci conosceremo presto quando riusciremo a incontrarci a Nomadelfia a presentare il libro di cui vi voglio parlare oggi. Non ci conosciamo ma la conosciamo tutti grazie ai suoi frequenti, estroversi quanto profondi scritti che pubblichiamo qui su ilcentuplo. Grazie Lisa.

E’ giusto però che tutti sappiate che Lisa ha scritto anche un libro dal titolo “Doc a chi – cronache e disastri di una mamma col camice appeso al chiodo

  1. Qual è stata la tua ispirazione per scrivere “Doc a chi?!”?

Ho cominciato a scrivere per me, prima per curare il dolore dovuto alla perdita del nostro primo bimbo (non mi dilungo, ne parlo già abbondantemente nel libro), poi per condividere le fatiche della maternità con altre madri, e alla fine per sorridere ripensando al mio percorso di vita parecchio bislacco. Vedermi partire dai sogni di gloria come medico e finire invece a fare la mamma full time ha lasciato tanti attorno a me così sconvolti da dovergli delle spiegazioni lunghissime! Ho trovato Giuseppe Signorin responsabile della casa editrice, che mi ha intrepidamente suggerito di fare un libro. Ed ecco qua!

2. Come hai gestito il passaggio da medico a madre a tempo pieno?

Non l’ho gestito, direi piuttosto che mi sono fidata. Il ruolo di medico mi faceva sognare e allo stesso tempo metteva addosso un prurito esistenziale, più ascoltavo la mia coscienza più capivo che quella strada non faceva per me. Avevo due scelte, tirare avanti ignorando tutti i dubbi, o darmi la possibilità di capire davvero chi fossi e a cosa venivo chiamata. Un giorno per volta, ho iniziato a seminare altro. Se fossero arrivati frutti buoni avrebbe voluto dire che l’albero nuovo era meglio del primo. Il raccolto mi pare sia cominciato bene.

3. Nel tuo libro, parli di “incidenti di lavaggio”. Puoi condividere un aneddoto divertente a riguardo?

Noi madri schizziamo a destra e sinistra come le palline dei flipper, si inizia la mattina presto supervisionando personalmente l’abbigliamento figli (c’è ‘sto problema che i mariti spesso non colgono differenze tra vestiti indossabili e vestiti spataccati), poi le merende gli zaini i trasporti casa scuola, i pasti, i compiti… Può capitare che si stia talmente accelerate da che so, far partire la lavatrice e dimenticare di mettere il detersivo (tipo ieri), o lasciare la borsa completamente aperta che mentre guidiamo alla prima frenata cade rovesciando il contenuto ovunque (i momenti meno edificanti di una donna). A raccontarlo agli altri ci si fa due risate perché esce fuori che combiniamo tutte gli stessi macelli.

4. Come equilibri l’umorismo e la fatica nella tua vita quotidiana, come descritto nel tuo libro?

Così, proprio in equilibrio. Mi arrabbio, poi mi fermo, guardo quello che sta accadendo e dico “santo cielo ma sul serio?”, e a volte mi concedo di riderci su. Mio marito è un tipo allegro e questo aiuta, e mio padre oltre al mento alla braccio di ferro mi ha lasciato in eredità l’ironia.

5. Nel tuo libro, parli anche di Dio. Puoi spiegare come la tua fede influisce sulla tua vita quotidiana e sul tuo ruolo di madre?

La fede influisce sulla mia anima come l’aria al mio cervello. Senza respirare il cervello va in ipossia e muore, senza fede l’anima va in mancanza d’aria e si rattrappisce. Per me la fede è una presenza, non astrazione. È un Padre largo in misericordia. E un Figlio che ha dato la vita per me. E uno Spirito Santo che mi illumina i pensieri. Senza di loro capisco sempre meglio quanto sia semplice andare fuori fase in questo mondo caotico e perlopiù incapace di amare fino in fondo.

6. A una ragazza indecisa sul da farsi, consiglieresti oggi, col senno di poi, la tua decisione di vita?

A una ragazza indecisa consiglierei di pregare forte per capire e scegliere la propria vocazione. Ognuno ne ha una, e la mia non è un modello facsimile da copiare e incollare, sarebbe troppo facile. Credo che la vera svolta sia questa, seguire la propria vocazione, la chiamata profonda a fare della propria vita un dono che generi altra vita intorno, e anche in se stessi. Se ci si sente morti dentro qualcosa non sta funzionando. Quando una donna sente la vocazione alla famiglia, troverà il modo di realizzarla pienamente e di esserne felice. Se lo vorrà. E io glielo auguro con tutto il cuore.

Grazie Lisa, ci vediamo presto, dal vivo: ti attendiamo, col tuo libro, a Nomadelfia.

(per chi volesse può acquistare il libro anche qui sul sito di Berica Edizioni)

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