editorialisolo cose belle

Invecchiare e chiedermi: per cosa voglio essere ricordata?

Ultimamente, mi è capitato durante i turni di guardia, di uscire dal mio reparto e raggiungere altri luoghi dell’ospedale per motivi diversi: a volte la corsa in automedica, a volte l’urgenza di una consulenza, a volte la scocciatura di una questione amministrativa…sta di fatto che in questo mio mettere il naso fuori dalla rianimazione in cui lavoro, ho ritrovato colleghi-amici, tutti miei coetanei, che non vedevo da anni. Guardando loro, mi sono accorta che sto invecchiando, anzi stiamo invecchiando…noi compagni di laurea, noi amici di specialità, noi assunti nello stesso momento. Guardo i loro capelli bianchi e mi ricordo dei miei, guardo i loro visi segnati dalle notti e vedo il mio, guardo le loro camminate meno rapide di prima e ritrovo la mia, guardo il loro sorriso sul paziente più fragile e riscopro il mio. E’ un attimo ripensare all’inizio, ricordare il durante e strizzare l’occhio all’adesso.

Ricordo l’inizio. Senza dubbio alcuno. Ricordo tutto quel carico di inadeguatezza che un camice lindo ma stirato malissimo sembrava accentuare. Ricordo il peso dell’inesperienza, l’invidia per chi era già avanti, la paura di sbagliare. Ricordo ogni maestro incontrato sulla strada. Ricordo l’entusiasmo dell’essere pionieri in alcuni ambiti come il soccorso su strada e la gioia di condividere esperienze uniche come i trapianti. Ricordo la sensazione meravigliosa di far parte di qualcosa di grande come la cura del politrauma nello stile americano, la ricerca sugli ustionati, la partenza per le missioni in Africa. Ricordo l’orgoglio per un gruppo di professionisti mai dentro la zona di confort ma sempre alla ricerca della perfezione. Ricordo il timore di non farcela, di non bastare, di non essere all’altezza. Ricordo la gastrite e la cistite, l’insonnia e la stanchezza.

E poi il durante. Passano gli anni, arrivano nuovi specializzandi da far crescere perché io ho terminato di essere una di loro. Arriva il matrimonio, il figlio…figlio che capisce che non c’è tempo di ammalarsi ed infatti mai una febbre, mai una bronchite. Arrivano le corse fuori dall’ospedale per cercare di tenere tutto insieme. Resta la voglia di crescere in un ambiente competitivo: ancora tanto studio, altri titoli in altre specialità. Resta lo sguardo a chi sa dare l’esempio di completezza ed il modello di correttezza. Resta la voglia di fare bene, sempre.

Ed infine, l’adesso…fatto di commozione quando guardo altri giovani camici lindi ma stirati malissimo. Nell’adesso, succede che io guardi le giovani leve, succede che mi chieda quale sia il modo più funzionale per farli crescere senza smettere di farlo io, succede che io provi a trasformare la competizione in sollecitudine e l’inadeguatezza in tenerezza. Nell’adesso soprattutto succede che io mi chieda per cosa voglio essere ricordata.

Ed allora si fa strada una risposta che stupisce prima di tutto me stessa. Non vorrei essere ricordata per tutti i convegni a cui ho parlato perché dietro a quelle relazioni c’è tanto sacrificio. Non vorrei essere ricordata per tutti i diplomi collezionati perché dietro a quei titoli c’è tempo sottratto alla famiglia. Non vorrei essere ricordata per i tanti mesi in missione perché dietro quei periodi c’è la sofferenza di popoli interi.

Al contrario, vorrei essere ricordata solo per la carezze che ho dispensato, perché quelli sono i momenti in cui mi sono presa cura veramente dell’altro. Ho imparato che si può accarezzare un malato ma anche un collega, un figlio ma anche un padre, un individuo ma anche un gruppo, un amico ma anche un capo.  Ho scoperto che lo si può fare sempre anche quando il tempo delle parole è finito.

In questo invecchiare, senza rancori o rimorsi, scegliere di venir ricordata per le carezze che dispenso e che ho dispensato mi permette di ricordare, innanzitutto a me stessa che ognuno di noi vale per ciò che è e non per ciò che fa. Scegliere di venir ricordata per le carezze che dispenso e che ho dispensato mi permette di ricordare che più importante della performance sono la cura e l’amore. Sempre.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *