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I mandorli in fiore

Ieri arrivo a riprendere il figlio da scuola, con l’ansia da pressure test di masterchef perché uscendo in fretta da casa avevo lasciato acceso il gas sotto l’acqua della pasta.

Oltre ai maccheroni strascotti pensavo alla mail dell’enel agli incontri scuola famiglia all’antistaminico all’amica che sta giù devo mandarle assolutamente un messaggio all’editore che mi vorrebbe sul pezzo ai social che mi bannano ogni due per tre e a chi me lo doveva dire a me.

E poi sotto la punta dell’iceberg quegli altri sette ottocento pensieri sui conflitti mondiali lo sfruttamento dei bambini la neve che non c’è più in montagna la tratta degli schiavi in Africa nel ‘400 la pubblicità che smarmella contro la famiglia la gente che va nei tribunali per litigare l’educazione nelle scuole e Dio mio che ne sarà di noi.

Insomma.

Stavo un tantino sull’orlo dell’attacco d’ansia serio e non è per dire.

Assorta in questi pensieri accelerati, alzo lo sguardo.

E to’.

So fioriti i mandorli.

Ma come, no dico.

Qua stiamo per estinguerci, la gente s’ammazza s’annega dai barconi si fabbrica le armi di distruzione di massa, e i mandorli se ne fregano.

Questi fioriscono senza preavviso. Erano spuntati i germogli col freddo, e adesso al primo sole un tripudio di fiori che potrebbero morire se tornasse un’altra ondata di freddo, sempre se torna.

E nulla.

I mandorli fioriscono lo stesso.

Questo è.

Noi possiamo stare aggrappati alle nostre ansie da controllo quanto ci pare, ma alla fine Dio vede e provvede e manco lo sappiamo.

In questo sputacchiello di pianeta galleggiante nell’universo i nostri problemi rispetto alla vastità che ci circonda sono aerostatici. Leggeri come aria.

Una cosa per volta un passo per volta.

Oggi è venerdì di Quaresima se non fate il rito ambrosiano.

Il digiuno prevede di astenersi dalla carne e un pasto frugale per colazione e cena. Veramente è una bazzecola.

Il digiuno dalle ansie, dai combattimenti interiori, dai pensieri malevoli, quello è davvero impegnativo.

Ci vediamo qui stasera, sempre se non mi bloccano nel frattempo, per parlare del mio nuovo libro, e della sua copertina che a me fa ammattire.

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