cultura

Lo Smartphone non è uno strumento. Genitori dobbiamo invertire la rotta.

Una delle false credenze oggi più condivise è quella per cui da più parti si sente spesso affermare che “lo smartphone è uno strumento. Basta farne buon uso e nessuno avrà problemi”. Questa affermazione fa intendere che lo smartphone sia come le forbici, un ago, la bicicletta. Sono tutti “strumenti” con cui ci si potrebbe far male, ma se si insegna a farne buon uso, ci verranno in aiuto e ci permetteranno di averne i vantaggi che derivano dal loro utilizzo. Il discorso sembra non fare una piega. Solo che……. Nessuno di noi quando va al supermercato, se si è dimenticato le forbici a casa torna indietro a prenderle, perché non può rimanerne senza. Nessuno di noi si porta la bicicletta a letto, la sera e appena si sveglia alla mattina sente l’irrefrenabile desiderio di fare un giro in bici come prima cosa della sua giornata.

La verità è che lo smartphone non è uno strumento, ma è un ambiente. Un ambiente dall’enorme potere additivo, totalmente architettato per promuovere l’ingaggio dei nostri circuiti dopaminergici che da quell’ambiente sono stimolati e attivati al punto tale da spingerci a non poterne fare a meno e da spingerci a fare sempre più cose nell’online e sempre meno cose nella vita reale. Sotto ai 14 anni, il cervello dei nostri figli è particolarmente sensibile all’attrazione degli stimoli dopaminergici. Per cui, ciò che c’è nel loro smartphone diventa un vero e proprio campo magnetico, che li trasforma in un pezzetto di ferro incapace di resistere all’attrazione che esso esercita. Ecco perché lo smartphone non è uno strumento. Ecco perché affermarlo significa semplificare all’inverosimile uno dei temi più importanti relativi alla crescita e allo sviluppo dei minori, oggi, nel mondo. Mi domando perché così tante persone nella comunità scientifica continuino a dire la falsa verità che lo “smartphone è uno strumento”, illudendo i genitori che basterà educare il figlio a farne buon uso. Oggi, il mondo è pieno di genitori che hanno fatto di tutto per garantire che i propri figli facessero buon uso dei loro smartphone. Hanno dato regole, usato APP, supervisionato le loro vite online. Eppure, da qualche parte, percepiscono di aver fallito in questo compito e si sentono e vivono come genitori “impotenti” di fronte all’attrazione che lo “strumento” esercita nelle vite dei loro figli, portandoli a studiare sempre meno, leggere sempre meno, socializzare sempre meno, fare sport sempre meno.

Dieci anni fa dicevo queste stesse cose. Non cambio una virgola della visione che avevo dieci anni fa. La differenza, rispetto a dieci anni fa, è che oggi, purtroppo, abbiamo un’evidenza di ricerca enorme che conferma tutto ciò che ho scritto in questo post. E’ molto importante che la comunità scientifica diventi coesa nel condividere con le famiglie la visione corretta di ciò che ha già danneggiato in modo così potente – negli ultimi 15 anni – la crescita e che – se non invertiamo la rotta – produrrà danni cumulativi ed esponenziali ancora più seri.

Se volete, condividete con altri genitori ed educatori.

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