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Una panchina rosa su via della Magliana

Sono ripassato lì davanti oggi, dopo quasi un anno, e solo con la coda dell’occhio ho visto quella Panchina Rosa. Non ho fatto in tempo a fermarmi quindi poco più avanti, proprio dove Sara Di Pietrantonio è stata uccisa, ho svoltato, sono tornato indietro e ho sostato, oggi come allora.

Non ci sono più mazzi di fiori ammassati, cartelli con varie dediche, pupazzetti e un po’ di robaccia portata lì dal vento e dalla incuria del tempo.

Non so chi abbia sistemato il tutto ma dove c’era il disordine della disperazione (come potete vedere da queste foto di un anno fa) ora ho incontrato l’ordine della serenità: una piccola aiuola ben curata, qualche piantina e un albero piantato, una lapide pulita e chiara e una panchina rosa per poter sostare un po’ lì davanti a dire anche una preghiera.

Così ho fatto mentre alle spalle il traffico correva e davanti passava il treno per Fiumicino.

Adoro incontrare panchine solitarie, instaurare un dialogo con loro, capire dove guardano, verso quale orizzonte sono orientate, tacere assieme facendo loro compagnie.

Ora c’è anche questa e un po’ le ho fatto e mi sono fatto compagnia rivolgendo un pensiero a Sara e a tutte le vittime di violenza.

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