editoriali

In questo periodo l’unica cosa certa pare essere la confusione

Viviamo in un periodo in cui l’unica cosa “certa” pare essere la confusione, che ci ha portato a sovvertire quelle regole che fino a qualche tempo fa erano socialmente adottate come presidio del vivere comune: ascoltare prima di parlare, fidarsi del parere competente, rispettare il prossimo…

Improvvisamente invece oggi c’è chi pensa che l’ostentazione della propria ignoranza equivalga a manifestare liberamente la propria opinione, che il parere di un complottista che discetta su tutto equivalga o addirittura sia superiore a quello di un medico, di uno storico, di un economista, ecc… che il concetto di libertà individuale non debba rispondere al bene comune, che sia un sacrario intoccabile, svuotato di responsabilità.

Dietrologia e cialtroneria sono gli ingredienti essenziali, e la verità diventa sempre più “relativa”.

In tutto questo, credo che la tecnologia, i social, non ci abbiano aiutato ad ampliare la conoscenza e il senso critico, ma ad amplificare la voce di chi in qualche modo debba sfogare le proprie frustrazioni; e questo anche da parte di chi ha fondato un movimento politico o di chi cerca di fare opposizione oggi con tutti i mezzi (i riferimenti a fatti e persone non sono puramente casuali).

Certo, non si condanna il mezzo ma l’uso che si fa del mezzo. In tutto questo tanta ragione aveva il buon Umberto Eco!

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