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La teologia della Quaresima

La quaresima deve essere teologicamente interpretata a partire dal mistero pasquale. E l’inizio della celebrazione del grande Paschale sacramentum (sacramento pasquale). In effetti, la Pasqua é superiore in solennità e in efficacia a tutte le altre feste dell’anno liturgico, perché il suo oggetto non si limita a un momento o a un aspetto dell’azione salvifica di Dio. La Pasqua celebra il tutto del-la redenzione: dal disegno divino di salvare tutta l’umanità fino alla realtà presente della vita sacramentale della chiesa, passando per la creazione del mondo, l’elezione di Israele, le profezie e i riti sacri del sacerdozio ebraico, come anche la pienezza dell’Opus salutis (opera della salvezza) con l’incarnazione, la passione e la glorificazione di Cristo.

Poiché la Pasqua e la celebrazione piena di tutta l’azione salvifica di Dio, essa produce nella chiesa una purificazione e una santificazione che non si possono attendere da nessun’altra celebrazione. Ma nello stesso tempo, a causa di questa eccellenza, essa esige una preparazione ascetica: la quaresima. Tutta l’ascesi quaresimale e destinata a predisporre l’anima dei cristiani a ricevere con il massimo di pienezza il sacramento o il mistero pasquale. Quando la chiesa parla di questo grande Paschale sacramentum, non vi include soltanto la morte-risurrezione di Cristo e il dono dello Spirito, ma anche la quaresima come segno del primo versante del mistero pasquale.

In realtà, ogni azione sacra compiuta dalla comunità cristiana, riunita nell’assemblea liturgica, è “sacramento”, cioé segno espressivo di questa realtà sacra, operata da Dio in rapporto con la continuazione degli avvenimenti salvifici realizzati in Cristo. La quaresima, dunque, nell’insieme di parole che annunciano gli avvenimenti della salvezza, di riti e di pratiche ascetiche, e un grande segno sacramentale, attraverso il quale la chiesa partecipa, nella fede-conversione, al mistero di Cristo che, per noi, fa l’esperienza del deserto, del digiuno ed esce vincitore dalle tentazioni, abbracciando la via del messianismo del servo umile e sofferente. La quaresima, di conseguenza, ha un carattere cristico sacramentale-ecclesiale, perché e una celebrazione liturgica e, come tale, e azione di Cristo e della chiesa sua sposa.

La quaresima non è dunque un residuo archeologico di pratiche ascetiche d’altri tempi, ma il tempo di una viva esperienza di partecipazione al mistero pasquale di Cristo: “prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Rrn 8,17). E’ questa la legge della quaresima. Da qui il Suo carattere sacramentale: un tempo durante il quale il Cristo purifica la chiesa, sua sposa. l’accento e dunque messo non tanto sulle pratiche ascetiche, ma sull’azione purificatrice e santificatrice del Signore. Le opere penitenziali sono il segno della nostra partecipazione al mistero di Cristo che per noi fa il suo digiuno nel deserto.

La chiesa, all’inizio di ogni quaresima, ha coscienza che il Signore stesso da efficacia alla penitenza dei suoi fedeli. Una tale penitenza comporta allora un valore liturgico, vale a dire che essa costituisce un’azione di Cristo e della sua chiesa. Da qui la grande convocazione di tutta la chiesa affinché essa si lasci purificare dal suo Sposo.

Don Joseph Ndoum

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