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Cristo è risorto, veramente è risorto. Alleluia

Nella domenica di Pasqua la liturgia mette l’accento sulla tomba aperta e vuota, segno che contiene la grande promessa di Dio: la nostra futura risurrezione. Tutto, oggi, esprime la gioia pasquale del Risorto, veicolata al nostro cuore dal suo saluto: “Shalom! Pace a voi”.

Nella sequenza recitiamo: “…morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa”. E il Prefazio conferma: “Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l’umanità esulta su tutta la terra”. E nei  prefazi della Pasqua la Chiesa rende grazie al Padre: “E’ lui il vero Agnello che morendo ha distrutto la morte, e risorgendo ha ridato a noi la vita”; “per mezzo di lui rinascono a vita nuova i figli della luce, e si aprono ai credenti le porte del regno dei Cieli. In lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge”.

Senza Gesù, nasciamo solo per morire; con Lui, moriamo solo per rinascere. E’ Cristo che ci guarisce e rende immortali i nostri corpi. Cristo è, quindi, la risposta totale e definitiva di Dio alla domanda fondamentale dell’uomo. Il programma dei cristiani dovrebbe allora essere questo: “Nelle intenzioni, Gesù sia il nostro fine; negli affetti, il nostro amore; nelle parole, il nostro argomento; nelle azioni, il nostro modello” (cf. Escriva De Balaguer). Si tratta di entrare in un altro progetto, radicalmente nuovo.

Della fede in Gesù risorto si alimenta anche il nuovo stile di rapporti che deve caratterizzare la vita dei cristiani. Il sepolcro vuoto introduce quindi alla sorpresa inaudita: l’uomo viene condotto a prendere atto dell’azione di Dio.   “E’ risorto!”, letteralmente vuol dire : “E’ stato risuscitato da Dio”. Un avvenimento che è dipeso esclusivamente dalla potenza di Dio e dal suo intervento decisivo nella storia. Gli evangelisti non fanno una cronaca della risurrezione. Da loro non possiamo sapere come e quando essa è avvenuta. Il resoconto della risurrezione di Gesù viene offerto mediante una rivelazione: il giovane “seduto a destra, vestito di una veste bianca” è un personaggio celeste che, più che interprete dell’avvenimento, ne è l’annunciatore.

Quindi, la fede nella risurrezione di Cristo non nasce dal sepolcro aperto e vuoto, ma da una rivelazione e dall’incontro con il Signore risorto. Nascere, vivere, morire ed essere sepolti: era la traiettoria normale della nostra vicenda umana. La risurrezione di Cristo rifonda definitivamente questa storia: il sepolcro vuoto determina un inizio, non una fine. La morte non ha più l’ultima parola.

La Pasqua celebra quindi la nascita del mondo nuovo, rifatto da Dio secondo la fattispecie mirabile del Cristo, il Vincitore della morte che ha infranto con la sua croce le porte non più eternamente chiuse degli inferi.

E’ questo il primo giorno della nuova creazione, il giorno del “passaggio” dall’uomo vecchio all’uomo nuovo. L’unica raccomandazione: non voler più tornare più indietro.

Ciascuno di noi, oggi, è un “principiante”. Occorre mettersi immediatamente in cammino. E’ a partire dalla Pasqua, infatti, che si aprono all’uomo tutte le possibilità; da essa, conseguenza della logica dell’amore che contraddice e sconfigge l’egoismo, è generato l’impegno a lottare contro tutto quanto è morte, per aprire la storia al futuro e alla vita. Buona Pasqua! 

   Don Joseph Ndoum

                                                                Prima lettura Atti 10,34.37-43 dal Salmo 117/118 Seconda l. Colossesi 3,1-4 Vangelo Giovanni 20,1-9

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