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Restiamo ancora un po’ insieme? Quanto un po’? … sempre!

La Buona Novella – Introduzione al Vangelo della Domenica – VI DOMENICA DI PASQUA / B Giovanni 15,9-17

Restiamo ancora un po’ insieme? Quanto un po’? … sempre!

Nella Sesta Domenica di Pasqua ci accompagna il discorso sull’amore. Ma, Gesù non è un retore del sentimento, nemmeno un predicatore dell’amore, anche perché non si può parlare dell’amore – don Tonino Bello ci ricorda che “la catechesi sulla carità è un’offesa; è la carità che ci catechizza e ci converte. È piuttosto l’amore che parla dritto al cuore dritto, e lo trasfigura, lo colpisce, lo prende totalmente, lo fa anche soffrire, lo conduce alla morte, e infine alla risurrezione. “Amor, ch’al cor gentile ratto s’apprende”, canta Dante in una terzina del V canto dell’Inferno, per esprimere la potenza divampante dell’amore. Ma l’amore che diventa possesso si trasforma in prigione, e conduce alla “morte”. Mentre il dono conduce la persona ad amare fino a morire, cioè ad offrirsi come pane che si fa mangiare. Questo amore va rinnovato ogni giorno, non è mai scontato. Perciò la parola chiave di questa Domenica è il verbo “rimanere” (dal greco manèin). E Gesù ci parla del rimanere in Lui, perché lui è l’amore manifestato, l’Amore totale e pieno che viene a noi per colmare la mancanza, per dare vita dove si vivacchia, per nutrirci nella nostra fame, per farci riposare quando ne abbiamo bisogno, per asciugarci una lacrima nella notte del dolore, per farci risorgere dalla morte dell’anima.

Se è vero, ed è vero, quanto afferma il curato di campagna del romanzo di Bernanos che “l’inferno non è tanto non essere amati, quanto non amare più” (nelle relazioni orizzontali) è altrettanto vero è ed è ancor più fondamentale che il rapporto con Dio è basato sulla totale e piena passività, cioè “lasciarsi amare da Lui”, “lasciarsi incontrare dalla sua luce”, “farsi perdonare dal suo Perdono”, “ ricevere a piene mani l’acqua viva del suo Spirito”.

Solo chi ha incontrato l’Amante, Cristo, impara ad amare a sua volta.

Soltanto dopo aver fatto esperienza del calore vivo del Fuoco, si è raggianti e teneri verso i fratelli e le sorelle, le creature, il mondo, la storia. Con disinteresse e con gioia.  Gesù ci ricorda: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga”. Lui ci ha scelti per amore, ci manda ad amare. Amare è questo: “vivere la vita come regalo” (I 10 comandamenti, Kieslowski). “Vivere come una candela: quando si è spenta, ha compiuto ciò per cui esisteva: illuminare e dare calore”. (Serva di Dio Chiara Corbella)

Buona Domenica!

don Domenico Savio

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