editoriali

Quando il bacio di Biancaneve si trasforma in ideologia

Il dibattito intorno al presunto mancato consenso al bacio del principe azzurro da parte di Biancaneve è indice di tante cose.Ci stiamo dimenticando di che cosa è fatta l’infanzia. I bambini vivono di e col pensiero magico. La realtà che attraversano non risponde ai principi e alle categorie del pensiero adulto. Le fiabe sono per definizione “una realtà altra”. Si entra nelle fiabe con uno sguardo differente rispetto a quello che usiamo per leggere il reale. In molte fiabe a volte succedono cose orribili. Ma poi il brutto nelle fiabe diventa bello. Il bene trionfa sempre e tutti vissero felici e contenti. Non c’è niente di più rassicurante per un bambino che scoprire che il male può essere sconfitto e che il bene vince sempre.

Il bacio del principe a Biancaneve è un bacio che salva, prima di tutto. Non si deve chiedere il permesso ad una persona per salvarle la vita. Lo si deve fare. E basta. Avete mai visto qualcuno che fa la respirazione bocca a bocca solo dopo aver ottenuto il permesso dal moribondo? Più in generale, dovremmo smetterla di applicare il pensiero adulto al mondo dei bambini. In quel mondo, si sogna, si gioca, si spera. Il bacio del principe azzurro a Biancaneve è un bacio che ha dentro tutta la vitalità dell’Amore. Quello con la A maiuscola.

Raccontare il “maschile” sempre con la preoccupazione di smascherarne finalità predatorie non fa bene a nessuno. Biancaneve non è una vittima: è una donna precipitata in un sonno mortale. Che non sa e non può risvegliarsi da sola. Stiamo distruggendo il simbolico. Stiamo annullando il valore dei rituali. Di una storia bellissima, afferriamo un frammento e la trasformiamo in tutta un’altra faccenda. Perché ci fa comodo. Trasformiamo una cosa bellissima come il bacio del principe azzurro (che non è un bacio “su” biancaneve e nemmeno un bacio “a” Biancaneve, bensì un bacio “per” Biancaneve) in un dibattito fintamente ideologico che vorrebbe sconfiggere pregiudizi per combattere i quali il lavoro da fare è ben altro.

Lo so, sono un uomo e magari pensate che è mio dovere difendere il principe azzurro. Invece credo che la questione qui sia un’altra: o impariamo a difendere i bambini e il loro diritto ad avere accesso a ciò che è adatto per loro, oppure li trasformeremo in finti burattini che devono aderire alle stramberie ideologiche di adulti che dei bambini non sanno davvero nulla.

Alberto Pellai

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