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Il Signore salva dai gorghi del male

12ª domenica del Tempo Ordinario – BIL Signore salva dai gorghi del male 

Il racconto della tempesta calmata dall’intervento di Gesù domina la liturgia della Parola di questa domenica. E’ chiara l’intenzione di porre in risalto il contrasto tra Gesù che dorme (l’unica volta, nel vangelo, in cui viene presentato mentre dorme) a poppa e i discepoli che sono persi dalla paura. Essi lo svegliano dicendogli : “Maestro, non t’importa che moriamo?”. Con questa parola (d’invocazione e di rimprovero) dei discepoli, è ugualmente posto in risalto il tema dominante di tutta la scena : la paura della morte.

       Il sonno di Gesù è la conseguenza normale di una giornata faticosa, ma esprime anche la sua serena fiducia o la fede in Dio. Nella sollecitudine del Padre Scopriamo, attraverso,il suo sonno la presenza di colui che può tutto.

La recente teologia del sonno di Dio, che ne risulta, ci aiuta a purificare l’idea che ci facciamo di Dio, della sua azione, delle sue manifestazioni : avere Cristo sulla nostra barca non significa essere certi che tutto andrà per il meglio, senza la tempesta, ma significa essere convinti che tutto sta andando per il meglio in mezzo alle tempeste. Non si arriva al porto nonostante la burrasca. Si tratta di perdere poco a poco le pretese di insegnare a Dio il suo mestiere o di imporgli i mordi di intervento legati ai nostri schemi, per accertare i suoi comportamenti e disegni che smentiscono spesso le nostre esigenze. Più concretamente, bisogna avere fede non solo perché Dio “veglia”, ma fidarsi anche di un Dio che “dorme”.

        In evidente antitesi con la reazione dei discepoli, Gesù affronta la potenza minacciosa del mare nella piena consapevolezza della sua autorità. Egli si rivolge al vento e alle acque del mare con un ordine: “Taci, calmati ! ”Gesù si rivolge agli elementi inanimati quasi interpellasse delle persone. Infatti il mare veniva considerato come il ricettacolo delle forze del male, il luogo dove abitano e imperversano le potenze demoniache. Quindi il gesto di Gesù sta a indicare la potenza di Dio che comanda anche al mare ed esorcizza le forze infernali che vi sono racchiuse. Il timore che prende i discepoli è diverso dalla paura che contrasta con la fede. Esso, assieme allo stupore, predispone al cammino di fede suggerito dall’interrogativo circa l’identità di Gesù: “chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?”

     Al di là di tutto quanto, possiamo registrare un altra importantissima lezione: le forze del male ostacolano in tutte le maniere il diffondersi del vangelo. Però, l’evangelizzazione è portatrice di una forza che, pur rivestita di “debolezza” (il sonno di Gesù) può superare tutte le forze ostili.

L’episodio della tempesta placata rimanda, infine, alla lotta sostenuta da Cristo contro le potenze del male e della morte nella sua passione. Allora si capovolgeranno le parti: saranno i discepoli a dormire, mentre Gesù veglierà e lotterà vittoriosamente.

Don Joseph Ndoum  

                                                                           Prima l. Giobbe 38,1.8-11 dal Salmo 106/107 Seconda l. 2Cor 5,14-17 Vangelo Marco 4,35-41

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