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Vi racconto la mia ultima salita all’apice del Cupolone di San Pietro

Oggi ricorre la memoria dell’ultima mia ascesa all’apice della basilica vaticana: 22 luglio 2021. Curiosando tra le foto , ancora nel letto, i ricordi iniziano a viaggiare nel tempo accompagnati da emozioni, arrabbiature, paure e soddisfazioni. Ricordo la mia prima ascesa: 5 agosto 2004. Ancora mi sudano le mani al pensiero.Quella mattina vengo assegnato alla squadra che ha il compito di raggiungere il parafulmine più alto di Roma e controllarne l’integrità, con l’occasione decidono di dare  una rinfrescata al colore bianco della croce che appariva giallo dal basso.

Il mio era un semplice supporto per portare i barattoli di vernice, ma, come è spesso successo, mi sono ritrovato alla base della Croce per aiutare ad innalzare una scala a pioli da agganciare sulla stessa per raggiungere l’asta del parafulmine che all’epoca era molto più alta. Io rimango alla base della Croce e, quando ho un minuto di pausa, inizio a realizzare dove sono: mi guardo intorno e c’è solo cielo, sono le 7:30/8 di una mattina di agosto e il venticello quasi  interferisce con il mio equilibrio e mi da brividi di freddo.

Per vedere un edificio devo abbassare lo sguardo alla punta delle scarpe, mi accorgo che la mia presa sulla Croce è eccessiva, non necessaria: è la paura che mi fa stringere. La mente mi porta a immaginare una caduta e mi proietta un film di horror nella mia testa…. pensieri che rapidamente allontano per tornare alla realtà, aiutandomi con la ricerca di monumenti nel meraviglioso centro storico di Roma di fronte a me: ai miei piedi individuo Castel Sant’Angelo, con gli occhi attraverso il ponte e vedo il tetto del Pantheon poi Il Milite Ignoto a piazza Venezia e intravedo il Colosseo alle sue spalle.

Mi rendo conto che il movimento dei due colleghi sopra di me che stanno verniciando la Croce, mi disturba, mi creano instabilità, vedo all’altezza dei miei occhi le loro scarpe muovere passetti sicuri e il loro fischiettio mi rassicura. Sono tranquillo ma non mollo la presa, UNICO mio appiglio con i piedi in appoggio sulla palla dorata che tende a portare i miei tacchi più in basso delle punte dei piedi. Seguendo le preziose indicazioni di Angelo e Antonio inizio a scendere a marcia indietro per dare spazio a loro per tinteggiare la base della Croce non prima però di lasciare una firma tra le tante di diverse epoche che si trovano li.

Questi consigli per la discesa non li ho mai dimenticati e li ho spesso usati verso altri colleghi alla loro prima esperienza. L’anno scorso vengo avvisato con un giorno di anticipo dell’intenzione di salire alla Palla per il controllo annuale del parafulmine, con la presenza sul posto del nuovo architetto incaricato per la fabbrica di San Pietro. L’ Emanuele che salirà l’indomani non è più quel giovane ragazzo da poco assunto, ma un sampietrino formato per lavori in quota e che sente la responsabilità della sicurezza dei suoi colleghi e della propria. Mi siedo in un posto tranquillo per fare una lista di materiali e con un disegno mi aiuto a visualizzare la procedura per accedere in sicurezza al luogo di lavoro, accanto annoto tutti i dispositivi necessari da richiedere in magazzino e  preparo gli attrezzi dotandoli di una cordicella per evitare ogni pericolosa caduta. Organizzo in una scatolina tascabile anche il ricambio dei bulloni e , per esperienza, prevedo anche un lubrificante e uno strumento di taglio in caso il vecchio bullone non voglia svitarsi. Metto a punto anche una procedura di sicurezza per assistere un collega in discesa ( in caso di infortunio o panico). Alla fine della giornata le borse con le corde, i Dpi necessari e gli attrezzi sono pronte, ma nel pomeriggio e nella notte la mente continua a ripetere le mosse da fare come il ripasso dei passi di una danza prima di un esibizione e qualche piccolo dettaglio viene annotato per essere aggiunto il giorno seguente.

La mattina seguente saliamo accompagnati dal nuovo superiore e, personalmente, rimango concentrato e silenzioso ripetendomi nella mia testa la successione di cose da fare. Faccio un breve colloquio con i miei colleghi su come accedere dopo che installo la linea di sicurezza e  inizio la mia salita lenta ma sicura sulla scala di accesso, mi posiziono e preparo  l’ancoraggio e i punti di posizionamento per i colleghi a seguire. In un battibaleno ci troviamo in tre sul posto, facilmente rimuoviamo il vecchio parafulmine per posizionare il nuovo. Alcuni elementi di distrazione, come l’essere osservati dal basso da alcune abitazioni, non influiscono nel nostro operato. Documentiamo l’operazione con delle foto e, perché no, anche con dei selfie per immortalarci soddisfatti  del lavoro compiuto. Prima della discesa si torna nel silenzio per far mente locale sulle procedure inverse da fare e per ultimo mi trovo a smontare tutto il sistema di sicurezza e scendere anch’io. Arrivato alla base ci rendiamo conto che il nuovo superiore non è potuto uscire all’esterno per problemi con l’altezza e che quindi non ha seguito le operazioni, ma poco importa: quello che realmente conta è che la missione è stata compiuta in breve tempo e senza inconvenienti.

Emanuele Roncaccia

Un pensiero su “Vi racconto la mia ultima salita all’apice del Cupolone di San Pietro

  • I love you baby and I am so proud of you!

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