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La mia Festa della libertà

La libertà.

Mio Dio grazie per averci fatti liberi.

Liberi di scegliere il bene o il male, di amare o odiare, di fare la guerra o la pace.

Non sono Dio, e se fosse stato per me tutta sta libertà col cavolo che continuerei a concederla.

Eppure Lui sì.

Ci lascia liberi di trovare la nostra strada, facendo il tifo per noi, puntellandoci il percorso di segnali fosforescenti che indicano il cammino migliore. Ma lasciandoci sempre comunque liberi. Di farci salvare o no, amare o no, portare in alto o no.

Comunque, in un mondo che lancia proclami di liberazione ogni tre per due, io la mia libertà l’ho trovata controcorrente.

La vita non me la voglio custodire più in naftalina, ho deciso che preservarmi la pancia, la schiena, gli zigomi e i capelli per portarli intatti e giulivi un giorno nella tomba non vale un fico secco.

Ho scoperto di essere davvero libera da quando ho cominciato liberamente a dare la vita.

Lì è stata la svolta.

Finalmente, libera di amare con tutta me stessa. Libera dalla paura di morire, dalla paura di invecchiare, di imbruttire, di giocarmi la cervicale, di rimbecillirmi precocemente per rispondere alle cinquemila domande giornaliere di una famiglia in crescita.

Che goduria, poter dare la vita.

In un mondo rapace che dice: occhio, occhio, se dai la vita parte l’attacco di panico, preservati, godi prendendo senza rimetterci, sono in pochi a dire: dai la vita, e godi!

Beh. Viva la libertà di dare la vita, una libertà sempre più osteggiata e blasfema.

Solo una libertà mi manca davvero. Quella dal male. Che bisogna chiedere forte, tutti, per tutti.

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