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Tragedia a Ischia, facciamo nostra la preghiera di Padre Maurizio Patriciello

TRAGEDIA A ISCHIA

Ischia. D’estate e in primavera è un incanto, ma anche nei mesi autunnali e invernali l’isola non perde il suo fascino. È bella, Ischia, con le sue stradine strette, le piazzette, il mare che la contiene, gli isolani, i turisti che, ogni anno, puntualmente, vi fanno ritorno, come da una vecchia, cara amica. Sono belle le sue chiese, vive, con le antiche tradizioni che si amalgamano con le nuove strategie pastorali per residenti e turisti. Parrocchie intente a programmare questo ultimo mese che ci separa dal Natale. Tempo di Avvento, lo chiama la Liturgia, tempo di attesa del Cristo che viene. Tempo di gioia, di speranza, di conversione individuale e comunitaria.

Sarà, per la cara Ischia un Avvento straziante, quest’anno, dopo la tragedia che ieri si è abbattuta su Casamicciola. Le domande, dopo l’ondata di acqua, di detriti, di fango che ha travolto e sconvolto un intero quartiere sono tante e meritano risposte serie, oneste, adeguate. Si poteva evitare questo disastro? La prevenzione è stata fatta? Ci sono stati errori dovuti alla negligenza e alle omissioni umane, o si è trattato solo di un terribile destino? Dopo, queste legittime e doverose domande le rimandiamo a dopo. Oggi vogliamo piangere con chi piange e abbracciare forte coloro che da questa tragedia sono stati schiaffeggiati. Oggi vogliamo prendere sulle nostre spalle un poco del loro indicibile dolore. E sostenerli, incoraggiarli, aiutarli a guardare avanti, a superare questo momento di straziante agonia.

Oggi vogliamo fermare la nostra riflessione sul mistero immenso della vita e su quello della morte che, arcigna, cinica, impietosa, tante volte arriva nei luoghi, nei modi e nel tempo che mai avresti potuto prevedere. Quando stai progettando il futuro per te e per la tua famiglia, stai sognando, o, semplicemente, stai riposando dopo una giornata di lavoro. Eccola, che, silenziosa, arriva, come ci ricorda il vangelo, nell’ora che tu non sai, non puoi sapere. E ti strappa i ricordi più importanti che hai accumulato nel corso della vita, le persone più care che questo mondo ti ha donato. O ti trascina con sé. In un modo orribile, senza darti il tempo di accommiatarti dai tuoi, di fare loro le ultime raccomandazioni, di innalzare al cielo l’ultima invocazione.

Oggi vogliamo fermarci, chinare la fronte, piegare le ginocchia e innalzare la nostra preghiera al Dio che viene. Oggi vogliamo dire ai nostri tanti amici e amiche di Ischia – laici, sacerdoti, religiosi, parroci – che siamo con loro, soffriamo con loro, preghiamo con loro e per loro. Sentiteci vicini, cari fratelli e sorelle nell’angoscia e nel dolore. Oggi siamo tutti cittadini della vostra bella e devastata perla in mezzo al mare. Anche ai tanti stranieri che hanno amato e amano Ischia e che, increduli, trepidanti, stanno seguendo l’evolversi di questa tragedia assurda, vogliamo rimanere accanto, per formare una sola, grande famiglia, unita nel dolore e nella speranza. Forza! Coraggio! Deve essere terribile svegliarsi alle prime luci di un’ alba che si rifiuta di sorgere e accorgersi dell’incombente pericolo. Deve essere terribile rendersi conto che la casa amica, che custodisce te e la tua famiglia, in balia di forze sconosciute, si è trasformata in nemica. Le sue mura hanno smesso di proteggerti e si sono fatte minacciose.

Forze sconosciute, ciniche, senza senza volto, senza pietà, tutto distruggono, tutto trascinano verso il mare, quel mare da sempre amato, contemplato, benedetto. Oggi vogliamo dire – non sempre, purtroppo, lo facciamo – un grazie ai Vigili del fuoco, alle forze dell’ordine e a tutti i fratelli e alle sorelle che rischiano la propria vita per trarre in salvo quelle degli altri. Oggi vogliamo, cari fratelli e sorelle di Ischia, celebrare con voi e per voi questa Prima Domenica di Avvento che ci fa intravedere il volto del Dio bambino, nato per noi uomini e per la nostra salvezza.

Maurizio Patriciello.

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