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Politica: due riflessioni di Lorenzo Guzzeloni

Politica deriva da “polis”, città. Quindi fare politica significa occuparsi della polis, della città, degli uomini e delle donne che vivono nella città, “La politica – diceva Paolo VI – è una maniera esigente di vivere la carità”. Carità, cioè amore, dedizione, attenzione agli altri, servizio.

Ma, oggi, parlare di politica come “servizio”, può sembrare cosa fuori dal mondo, perché il termine è logorato da comportamenti che contrastano con le affermazioni di principio.

Parlare di politica in questi termini sta diventando tremendamente difficile.

C’é disagio tra la gente. L’impressione, spesso non infondata, di un abisso tra quel che si dice e quel che si fa, tra le dichiarazioni, i discorsi e le conseguenze pratiche.

La politica, per come se ne parla, per molti comportamenti di chi la fa, come è presentata sui giornali, la vediamo alla televisione o sui social, puzza di polemica puerile, permalosa, pedante, strumentale.

Peggio ancora quando la politica é ritenuta, a volte non a torto, una “cosa sporca”. Tutti, chi tanto, chi poco, rubano,

Per cui ai giovani non interessa più e molti cittadini sono arrivati alla conclusione che i politici li ingannano, perché pensano solo a se stessi e al loro tornaconto o al proprio partito, alla propria lobby e quindi “sono tutti uguali”.

Non è forse questo uno dei motivi dell’astensionismo ?

Ma io credo nella politica delle “mani sporche”, ma non delle mani sporche di chi vuol mettere le mani in pasta, di chi vuol trafficare per sé o per gli amici, ma delle mani sporche di chi si tira su le maniche e si mette a lavorare.

L’importante non é avere le mani sporche ma è non avere il “cuore sporco”.

POLITICA, RIFLESSIONI (2)

“La politica è sporca”. Così, leggo oggi sul giornale, la considerazione di un illustre uomo politico recentissimamente scomparso.

Ebbene io credo che questo non sia il vero volto della politica.

Credo nella politica eticamente fondata, nutrita da una passione per l’uomo, preoccupata del “bene comune”, desiderosa di migliorare la qualità della vita.

Ricordandosi che la città è soprattutto un insieme di persone e non di cose, un insieme di vite e non di oggetti, un insieme di relazioni e non di palazzi.

Per questo ciascun uomo e donna che ne fanno parte sono tenuti a collaborare con tutti gli altri nella realizzazione di questo fine, cioè il bene comune.

Chi viene eletto, a qualsiasi livello, deve sapere che il compito è quello di trovare soluzioni ai problemi delle persone, della comunità in cui si vive.

Non che questo sia facile, anzi.

Fare politica esige la necessità di coniugare realismo e utopia; il saper riconoscere lo scarto che necessariamente esiste tra ciò che si vorrebbe e ciò che si può; tra l’ideale e il reale. Mettendo in conto gli inevitabili errori, ma senza rinunciare a costruire una comunità, nazionale o locale, che sia migliore per tutti.

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