michikusa

Attenzione Umarell: dell’ironia e la sua forza

Ero in auto assorta fra i vari appuntamenti e in ritardo a causa di lavori in corso.

“La vita di una puntuale è una vita grama” mi ripeteva un mio ex collega. Irritata dal traffico e dalla mancata puntualità, leggo sulla recinzione dell’area lavori
ATTENZIONE UMARELL. (bolognese ‘omarello, ometto’ * 2007] s. m. (pl. inv. o pseudoingl. umarells) – (bolognese) pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro alla schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono”. ndr)

Inevitabile una risata, che, compiaciuta, parte al posto del fastidio.
Geniale: di un difetto generazionale bolognese siamo riusciti a farne un’ etichetta ironica, un modo per accogliere e trasformare un atteggiamento urticante (oltreché a farne un gran business) .

A ognuno di noi sarà capitato di sentirsi sotto esame: temperatura corporea alterata, secchezza delle fauci e una mente in tempesta, fra rabbia e fastidio, ci sentiamo scannerizzati da un giudice crudele che ci inchioda con quegli occhi intrisi di critica e superiorità; senza, ovviamente, fornire nessun reale aiuto.
Non è mai abbastanza, manca sempre qualcosa, si poteva fare meglio. Et voilà il prototipo dell’umarell.

Ti suona familiare?
Proprio oggi “per caso” la strada ci ricorda un’ottima strategia: Ironia e autoironia. Anzi: Impegno ironia e autoironia

Ritornando per qualche riga alla mia parte seria: l’ironia ci aiuta ad accogliere, a liberarci dall’ego e a mollare la presa della perfezione.
Si sbaglia, si impara e si riparte, un passo dopo l’altro, con Etica Saggezza e Presenza.
Un allenamento continuo sul mollare la presa, perché, ricordiamoci, che uno dei nostri peggiori attaccamenti è quello che gli altri pensano di noi, ne consegue tutta la fatica che facciamo a difendere la nostra reputazione.

Autoironia e ironia non sono sinonimi di superficialità, ma di intelligenza discriminante che ci fa dire:
vedo che c’è una parte di me che non mi piace e mentre ci lavoro, l’accolgo senza farne un dramma.
Vedo che c’è una parte di te che non mi piace, ci lavoro (in me) e nel mentre, l’accolgo senza farne un dramma.

Oggi ti invito a vestire le #riflessioniscomodemaVitali di sottile ironia e ti lancio una sfida:
riconoscere gli sguardi impietosi di giudici integerrimi che incontrerai la prossima settimana durante le tue ore lavorative e etichettarli con “attenzione umarell”, scegliendo l’ironia al disagio.

E gioca seriamente, sperimentando cosa vuol dire sostituire il non sentirsi abbastanza, l’estenuante ricerca di perfezione e la paura di essere giudicati con una buona dose di autoironia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *