gli altri siamo noi

Difendere la vita nascente è una questione di ecologia integrale

LA VITA – Non sopporta di essere passata al setaccio, la vita. O l’accogli come un dono, un mistero, o ti sfugge dalle mani. Si lascia analizzare, ma solo lentamente, un piano per volta, quello psicologico, sessuale, economico, spirituale, eccetera. Ma quando ti decidi ad affrontarla nel suo insieme, i conti non tornano mai. C’è sempre qualcosa che ti sfugge.

Pensiamo al dramma dell’aborto. Nessuno di noi è nato già maggiorenne sotto un cavolo, ci siamo formati pian piano nel grembo di una donna, che da sempre amiamo chiamare mamma. Nel giorno di nove mesi appena, dal niente, un essere umano, di una bellezza e una complessità immense, viene creato. Un essere che è altro da chi l’ ha portato dentro, eppure le appartiene in modo unico. Gli uomini che hanno già il diritto alla parola hanno emanato leggi per poterlo anche eliminare quell’essere umano prima della nascita nel pieno rispetto del diritto. Per alcuni non solo è giusto ma finanche sinonimo di civiltà. Il discorso potrebbe filare liscio, se non fosse per un piccolo “dettaglio”, “quella cosa” di cui parliamo è un essere umano come noi. Un essere umano che, però, non ha la capacità di poter competere con chi, prima di lui, ebbe la fortuna di venire al mondo. E’ del tutto logico, quindi, che, nella lotta, deve rassegnarsi a soccombere.

Che questo avvenga è un fatto, che avvenga sotto l’ampio ombrello delle leggi vigenti è un altro fatto, che sia un atto di civiltà e non l’eliminazione di una vita è tutto da dimostrare. Ragionando come i bambini ci chiediamo: se un feto che ha davanti a sé un’ intera vita può essere eliminato, per quale recondito motivo, la società dovrebbe mantenere in vita gli ammalati di demenza senile, di Alzheimer, di Parkinson? I folli, i pazzi, gli assassini, i pedofili, i terroristi, i mafiosi, i trafficanti di organi? Gli ammalati oncologici con diagnosi infausta, o, semplicemente, i portatori di patologie gravi? Ma, continuando, potremo aggiungere: a che servono i barboni, i vecchi, che con l’andar degli anni sono solo un peso? Qualcuno potrebbe rispondere che per questi motivi è giusto che ogni Paese si attrezzi di leggi che prevedono il ricorso al suicidio assistito e all’eutanasia. Si, il problema, però, sarebbe solo aggirato, non risolto. Perché tanti vecchi potrebbero non volerla l’eutanasia, mentre ad essere stanchi di vivere potrebbero essere i giovani o addirittura i bambini.

Quanta gratuita ipocrisia si consuma sulla pelle delle persone down. Chi tra esse ha già visto la luce, viene circondata da mille coccole e carezze; al contrario, per chi è ancora “ dentro” il ricorso all’aborto è non solo consentito ma fortemente consigliato. Tralasciando per un attimo le gravidanze frutto di stupro, o quelle a rischio per la salute delle gestanti, la maggior parte delle donne si ritrova a essere incinta in seguito a rapporti sessuali non protetti o frutti d’ incontri occasionali. Basterebbe quindi poco per evitare lo scoppio di una vita nuova da eliminare in seguito. Dato che la posta in gioco è altissima, mi chiedo: è possibile aiutare ed educare i giovani al rispetto della vita nascente? I tanti femminicidi che si susseguono ci lasciano esterrefatti; i figli che uccidono i genitori ci fanno inorridire; i ragazzi che si azzuffano per “ futili motivi” ci deprimono.

È un buon segno. Vuol dire che siamo ancora capaci di provare quel sentimento che va sotto il nome di pietà. Pietà che sempre di più si estende anche al mondo degli animali e non solo domestici. Pietà che non può e non deve essere poi repressa – se non col ricorso alla menzogna – nel momento in cui vuole penetrare nel mondo affascinante della vita nascente. Sono contento che la signorina Greta Thunberg levi alta la sua voce a favore dell’ambiente. Mi si agghiaccia il cuore nel sentirla pronunciare bellamente parole a favore dell’aborto senza rendersi conto della complessità di un dramma senza confini. Qualcuno le parli dell’ecologia integrale.

Chiedo scusa, ma i bambini che crediamo di dover educare ragionano così: se è un diritto eliminare il mio fratellino non ancora nato, anch’io ho corso quel rischio? Ma, allora, che cos’è la vita? Ecco, è ritornata la domanda e noi faremmo bene a non accantonarla. Impariamo dai bambini, ce lo ha consigliato Gesù.

Maurizio Patriciello.

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