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Pregare per i morti (non solo oggi) perché? Ce lo spiega Dante Alighieri


Mi ha fatto molto piacere sentire il nostro Parroco ricordare che bisogna continuamente pregare per i nostri morti, chiedere la celebrazione dell’eucaristia per i nostri cari defunti, sana abitudine che si sta perdendo sempre più nelle famiglie giovani.

E allora, ricordandomi di quando da piccolo recitavamo le preghiere in famiglia, concluse sempre con un Eterno Riposo (e come facciamo ora coi nostri figli) ho ripreso in mano i miei appunti sulla Divina Commedia in particolare quelli sul Purgatorio, la Cantica della Misericordia insomma.

Tutti noi difatti sappiamo che la Divina Commedia di Dante Alighieri è un’opera ricca di significati e insegnamenti, tra cui l’importanza della preghiera per i morti. Nel Purgatorio, in particolare, Dante incontra numerose anime che gli chiedono di pregare per loro per abbreviare la loro permanenza in quel luogo.

Uno dei primi esempi si trova nel Canto III, dove Dante incontra Manfredi di Svevia, che gli chiede di pregare per lui perché possa essere perdonato da Dio. Manfredi è un personaggio controverso, che ha combattuto contro la Chiesa cattolica, ma che alla fine della sua vita si è pentito dei suoi peccati. La sua richiesta di preghiera mostra che anche coloro che hanno commesso gravi peccati possono essere perdonati da Dio, se si pentono sinceramente.

Ripercorriamo assieme questa Canto

Il Canto III del Purgatorio, ambientato ancora nell’Antipurgatorio, mette in scena il dialogo di Dante con le anime degli scomunicati che si sono pentite in punto di morte e hanno, quindi, guadagnato il perdono di Dio, la cui misericordia è infinita e non comprensibile con la sola ragione umana. In quest’ottica, il Canto può essere suddiviso in tre sezioni:   (https://www.studenti.it/canto-3-purgatorio-dante-testo-parafrasi-figure-retoriche.html)

  1. Il dialogo tra Dante e Virgilio, in cui vengono affrontate tematiche teologiche e dottrinarie e, soprattutto, viene sottolineata la limitatezza della conoscenza umana, riallacciandosi al filone che unisce il Canto I dell’Inferno, dove la perdita di Dante nella selva oscura diventa emblema della perdizione a cui l’uomo giunge inseguendo la sola ragione, con il Canto XXVI dell’Inferno, in cui il «folle volo» di Ulisse alla ricerca del superamento dei limiti della conoscenza umana viene punito con la morte.  
  2. L’incontro dei due poeti con le anime degli scomunicati, dimostrazione di quanto smisurata sia la misericordia di Dio.  
  3. Il colloquio con Manfredi, figlio dell’imperatore Federico II di Svevia, la cui vicenda si trasforma in un pretesto per Dante di muovere la sua accusa contro il papato, che troppo spesso utilizza per fini politici l’arma della scomunica, tentando di prevaricare con le proprie leggi il giudizio divino.

Attingendo a questa sintesi scovata nel vasto mondo di internet, veniamo a quello che a noi interessa per questa giornata di Commemorazione dei Defunti facendo però un piccolo riferimento culturale antecedente ma molto importante.

Un altro argomento di questo canto è il tempo e la pazienza. Dante ci ricorda che bisogna muoversi ,nella vita, “festina lente”, affrettarsi lentamente, darsi da fare sì ma senza fretta, con saggezza, per non perdere di vista l’orizzonte più ampio e quindi non bloccarci su un solo particolare. Allargare la ragione, che prima era ristretta, verso l’orizzonte grande, quel destino a cui siamo chiamati.

E tutto questo lo fa con due terzine splendide che ci leggiamo assieme

Quando li piedi suoi lasciar la fretta,
che l’onestade ad ogn’atto dismaga,
la mente mia, che prima era ristretta,
12

lo ’ntento rallargò, sì come vaga,
e diedi ’l viso mio incontr’al poggio
che ’nverso ’l ciel più alto si dislaga.

L’uomo saggio sa che è nel tempo, con la pazienza che si costruisce, col lavoro vero e quotidiano.  Ed è il lavoro di ognuno di noi, genitori, educatori, il lavoro che ognuno deve compiere su se stesso.  Tutto questo ci porta a quel punto ben codificato da Dante nel verso 78: “chè perder tempo a chi più sa, più spiace”, sintesi perfetta, anche a mio avviso, di una saggezza raggiunta, o , come dice Nembrini: “Formula geniale: più sai, più capisci il valore della vita e delle cose, più vuoi usare il tempo bene, in funzione dello scopo, del destino. Senza fretta e insieme senza perdere tempo: è questo che da valore ad ogni istante”.

E che tutto possa essere deciso in un istante, anche la salvezza, è quello che conferma Manfredi (il nostro protagonista) raccontando di come, in punto di morte, si è pentito e quindi si è ritrovato in Purgatorio.

Poscia ch’io ebbi rotta la persona
di due punte mortali, io mi rendei,
piangendo, a quei che volontier perdona.
120

Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei.

“La bontà infinita ha sì gran braccia”. Basterebbe questo verso per farci vivere bene e serenamente, per giudicare la Commedia come una opera meravigliosa.  La nostra vita è fatta di tanti istanti: di storia e di istanti da vivere intensamente.

Restiamo su Manfredi, alla sua morte, all’aldilà nel Purgatorio e alla certificazione di come le preghiere dei vivi possono accorciare il tempo di attesa in questo luogo.

Dante ci dice, tramite le parole dell’ultimo Re Svevo di Sicilia, che dovrà rimanere nell’Antipurgatorio per 30 volte il periodo di condanna ricevuto in vita però ci dice anche altre due cose, ovvero che la Misericordia di Dio è così grande che può superare anche le condanne ricevute in vita, tanto è vero che lui è convinto che, se il Papa avesse saputo del suo pentimento, non avrebbe portato via le spoglie sue da Benevento, come una ulteriore condanna insomma. E infine dice a Dante di chiedere a sua figlia preghiere per lui, ed è quello che Dante ricorda a tutti noi viventi, di Pregare per i nostri defunti, anche per accorciare quel periodo di attesa nel Purgatorio (più corto per buon prieghi non diventa). Gustiamoci queste terzine:

Se ’l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,126

l’ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.129

Or le bagna la pioggia e move il vento
di fuor dal regno, quasi lungo ’l Verde,
dov’e’ le trasmutò a lume spento.132

Per lor maladizion sì non si perde,
che non possa tornar, l’etterno amore,
mentre che la speranza ha fior del verde.135

Vero è che quale in contumacia more
di Santa Chiesa, ancor ch’al fin si penta,
star li convien da questa ripa in fore,138

per ognun tempo ch’elli è stato, trenta,
in sua presunzïon, se tal decreto
più corto per buon prieghi non diventa.141

Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto,
revelando a la mia buona Costanza
come m’ hai visto, e anco esto divieto;144

ché qui per quei di là molto s’avanza”.

Quindi si può accorciare il periodo di permanenza nel Purgatorio dei nostri cari con le Preghiere.

Un altro esempio si trova nel Canto VI, dove Dante incontra i lussuriosi, che sono costretti a camminare tra le fiamme per espiare i loro peccati. Tra questi, Dante incontra Pia de’ Tolomei, che gli racconta la sua storia e gli chiede di pregare per lei. Pia è una donna innocente che è stata uccisa dal marito per gelosia. La sua richiesta di preghiera mostra che anche le vittime di violenza possono trovare conforto nella preghiera.

E via dicendo perché, come già scritto, nel corso del Purgatorio, Dante incontra numerose altre anime che gli chiedono di pregare per loro. Queste richieste sono un modo per Dante di sottolineare l’importanza della preghiera per i morti. La preghiera è un atto di amore e compassione che può aiutare le anime dei defunti a purificarsi e a raggiungere la salvezza.

L’importanza della preghiera per i morti è un tema che è presente anche nella tradizione cristiana. La Chiesa cattolica insegna che la preghiera per i morti è un atto di carità che può aiutare le anime dei defunti a raggiungere il Paradiso. La preghiera può essere fatta in diversi modi, come attraverso la recita di preghiere, la partecipazione alla Messa o la donazione di elemosine.

Nel giorno dei Defunti, è importante ricordare i nostri cari che sono morti e pregare per loro. La preghiera è un modo per dimostrare il nostro amore e il nostro rispetto per loro. È anche un modo per aiutarli a trovare la pace e la salvezza.

Giorgio Gibertini

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