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E se ci fosse un oltre?

L’uomo non si è mai accontentato solo di ciò che mangia, da sempre ha dentro una voragine che lo attrae, lo ammalia, lo spaventa, gli fa male e che lui, tenta di colmare. Che gli fa guardare al futuro con una sorta di paura, di angoscia, di apprensione. E poi quelle domande che ci martellano in testa e ci svegliano nel cuore della notte: ma, poi, davvero finisce tutto? E se ci fosse un Oltre? Che so, una sorte di secondo parto? E la mente che si arrovella a pensare all’origine della vita.

Tutti, credenti, agnostici, atei, non possono non avvertire le vertigini quando si mettono a indagare. Ma da dove è sbucato il sole? E quell’ immenso, sterminato oceano di stelle? E la mia, la tua vita? Da impazzire. La nostra mente non regge. Tutto è così strano, così folle, così vero. Tutto è così bello. Siamo avvolti nel mistero.

Questa vita, bella o brutta, ricca o povera, è nostra, ci appartiene. E noi la stiamo attraversando. Questo è il nostro tempo, un altro non ci sarà dato. Lo dobbiamo assaporare a piccoli sorsi, come si fa con il vino buono. La vita è nostra ma non ne siamo i padroni.

Dio, poi, che dire? Nessuno lo ha mai visto. C’era il rischio che gli uomini si sbagliassero su di lui. Che lo immaginassero collerico e dispotico. Prepotente e vendicativo. Non doveva accadere. Assolutamente. Sbagliandosi su Dio l’uomo avrebbe sbagliato su tutto il resto. Perciò venne in mezzo a noi, si fece uomo come noi.

L’Incarnazione è la prova che l’uomo non ha prezzo. Non potrà essere comprato o venduto; ingannato o barattato. Vale più di tutto l’universo messo insieme. Nel bimbo di nome Gesù, Dio annulla le distanze tra il cielo e la terra. Ci dice chi siamo, di che cosa abbiamo bisogno. Ci fa la diagnosi e ci dona la terapia.

Dal giorno in cui venne ad abitare in mezzo a noi tutti possono gustare, se vogliono, la felicità. Chiunque può raggiungere la vetta della sua stessa umanità e di là contemplare il Vero, il Bello, il Buono. Gesù di Nazareth ci mette in guardia da noi stessi; dai rischi e dai pericoli che ci insidiano. Non solo ci indica la via, ma Egli stesso si fa via. «Per questo t’ amo. Altri mi indicavano la meta. Tu mi hai rifatto la strada sotto i passi…” canta don Giuseppe Centore, prete e poeta campano. Ci fa toccar con mano la bellezza e la fragilità della nostra vita e ci invita a dissetarci alla pienezza della Sua.

Ci implora: « Venite alla sorgente. Non si paga niente. Venite. Comprate senza denaro vino e latte…». Tutto è dono. Tutto è grazia. Suo Padre è anche mio padre. Dal giorno in cui l’ Emmanuele fece il suo ingresso nella storia, il mondo non è più lo stesso. Dio ama abitare e riposare in mezzo a noi.

Da quando il vagito del bambino Gesù scaldò la gelida notte di Betlemme la speranza non è più una parola vuota. Dio si è fatto uomo per stare accanto all’uomo. Meglio, per fondersi con l’uomo. Incredibile. Stupendo. Gesù, vero Dio e vero uomo, ci dice che ogni uomo gli appartiene. E di te è geloso. Uomo per te Dio è nato, per te Dio è morto. A te Dio si dona. E riterrà fatto a sé tutto il bene che qualcuno avrà fatto a te. Che tu avrai fatto a tuo fratello. Asciuga, dunque, le sue lacrime, dagli da mangiare, sorreggilo quando vacilla. Ti assicuro: niente andrà perduto. Anzi, per l’eternità – ritornano le vertigini! – sarai ringraziato e ricompensato.

Punta alla Verità. Bussa. Cerca. Indaga. Ne hai il diritto. Fallo, prima che questo breve giorno lentamente ti consegni all’ombra della sera. Fidati delle istanze più profonde del tuo cuore. In questo dolcissimo e misterioso giorno di Natale, arrenditi. Inginocchiati davanti alla Grotta e, se ne hai voglia, piangi. Non ne provar vergogna. Poi getta sul Bambino il peso che ti opprime e lasciati cullare. Non resterai deluso. Passerai di luce in luce. Di gloria in gloria. Buon Natale, sorelle e fratelli carissimi. Buon Natale.

Padre Maurizio Patriciello

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