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Invitati ad amare come Dio ama noi

Le  parole di Gesù, domenica scorsa, sottolineavano l’esigenza di “portare frutto” : la Chiesa, vigna di Dio, non può essere decorativa, ornamentale, messa lì come oggetto di ammirazione. Deve “fare molto frutto”. Oggi viene precisato in che cosa consista esattamente questo”portare frutto”. Si tratta di frutti di amore, di carità.

Cioè chi vive nel Cristo è cristiano deve recare frutti di bontà, di giustizia, di pace.. “Questo è il mio comandamento, che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati…”.          

L’amore costituisce, quindi, l’impegno fondamentale dei discepoli di Cristo. Se il cristiano si rivela incapace di amore, è un fallito; altrettanto se la Chiesa non brilla come testimone permanente e credibile di carità, giustizia, attenzione ai deboli, oppressi e poveri, è una vigna sterile.

Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi, Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore“. L’amore del Padre è la fonte e il modello dell’amore che, tramite Gesù, raggiunge i discepoli. La condizione per restare in questo amore è ” osserva” i comandamenti di Gesù come Egli osserva quelli del Padre. E in questo caso Gesù appare la fonte e il modello dell’ osservanza dei comandamenti per restare nell’amore, cioè di fedeltà estrema.

I comandamenti poi, si riducono in un comando unico, quello che riassume tutto e rappresenta la sintesi e lo spirito della Legge : l’AMORE. Si tratta proprio di un programma di vita per i cristiani. Il Cristo ci ha amati abbassandosi, svuotandosi, diventando “servo” di Dio (nel senso di uomo di fiducia, fedele e giusto) e “servo” di tutti. Dobbiamo anche noi “uscire” da noi stessi, dal nostro egoismo, dai nostri calcoli ed interessi, per scendere fino all’ altro, e impossessarci ( con empatia) della sua situazione, dare se stessi (più che delle cose), dimenticarsi e perdersi. E’ cosi che ci si mette alla scuola di Gesù Maestro (che ha “dato la vita per propri amici”). Considerando tutto , possiamo accorgerci di essere “analfabeti” in fatto di amore cioè  principianti che chiamano amore ciò che è semplicemente egotismo verniciato di buoni sentimenti.

Don Joseph Ndoum  

                                                 Prima lettura Atti 10,25-26.34-35.44-48 Sal 97/96 Seconda lettura 1Gv 4,7-10 Vangelo Gv 15,9-17

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