L’oggi di Dio va accolto con un sì qui adesso
Continuiamo la lettura e la meditazione del Vangelo secondo Luca. Troviamo Gesù ancora a Nazareth, che si confronta con i suoi concittadini riguardo il titolo di profeta, questa figura che può sembrare a noi un fenomeno di tempi ormai passati. Invece, con una riflessione più attenta, scopriamo che il ruolo di profeta è ancora attuale. Il concilio Vaticano II ha, in questa prospettiva riconosciuto alla Chiesa una missione profetica nel mondo. Ed ogni cristiano è chiamato ad essere profeta e testimone.                  Â
              Gesù fallisce nel proprio paese. Il suo manifesto suscita dapprima stupore, per scatenare poi una reazione violenta. Perché quest’atteggiamento? Perché questa crisi di rigetto? Due elementi possono spiegarlo. L’oggi , prima di tutto (« oggi si è adempiuta questa scrittura»). La liberazione e la salvezza non sono per domani ma per oggi. Il regno di Dio è ormai qui, ora. E l’uomo deve prendere posizione, decidersi e convertirsi. E’ ciò che spesso pure noi, non vogliamo realizzare. Molto meglio una liberazione e una salvezza per domani e più tardi. E’ più facile coltivare l’attesa del regno di Dio, che accorgersi che è già iniziato ed attende che lo realizziamo e lo rendiamo manifesto.
L’oggi di Dio deve giudicare i nostri pensieri e le nostre azioni, deve denunciare la fragilità dei nostri progetti, come pure la precarietà dei valori che guidano la nostra vita, e condannare l’inconsistenza dei nostri ideali. L’oggi di Dio va, quindi, accolto con un sì; pronunciato qui ed adesso, non differito a più tardi. L’altro elemento fastidioso nel messaggio di Gesù è la scelta, da lui fatta, di quelli di fuori : « nessun profeta è bene accetto in patria. Vi dico anche: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia … ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta »
L’oggi di salvezza per quelli di Nazareth vuol dire miracoli, guarigioni a favore dei malati di Nazareth. Gesù invece, parla della sua missione in termini universalistici. Non esiste alcuna limitazione alla salvezza di Dio. « Lo condussero fin sul ciglio del monte … per gettarlo giù dal precipizio. Ma egli passando in mezzo a loro, se ne andò ». La buona Novella segue la strada tracciata da Dio. Niente può fermarla o neutralizzare la sua forza.
La prima lettura presenta la figura di un grande profeta dell’AT, Geremia. Egli riceve la sua investitura dall’iniziativa libera e gratuita di Dio. Anche lui si scontra con la resistenza dei suoi compaesani. Non deve spaventarsi né temere i suoi avversari, perché il Signore che lo ha mandato è al suo fianco per difenderlo.
La seconda lettura propone un tema diverso. Ci presenta il celebre testo noto come inno o elogio alla carità (agapè). L’assenza della carità toglie ogni valore a tutti i doni spirituali (profezia, conoscenza, scienza, taumaturgia.. ..) Un gesto eroico a favore degli altri, senza amore, rimane sterile agli effetti della salvezza. Al centro di questa composizione dedicata alla carità , l’apostolo presenta quindici qualità che la contraddistinguono. Seguono otto caratteristiche espresse al negativo (cf. « la carità non è invidiosa, non si vanta … non adira … » L’elenco chiude con quattro qualità formulate al positivo riguardando la carità : « tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta ». Più che definire l’agapè, Paolo vuole trasmetterci la passione e il desiderio per una dimensione dell’esigenza cristiana che ha a che fare con la realtà stessa di Dio.
Don Joseph Ndoum 1ª lettura Ger 1,4-5.17-19 * dal Salmo 70 * 2ª lettura 1Cor 12,31 – 13,13 * Vangelo Lc 4,21-30


