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Storia di due fedi – un racconto di Nonna Ale

premessa

Quella che ho scritto è la storia di due Fedi, una storia vera accaduta nell’ottobre 2016, che sa di semplicità e di innocenza, una storia in grado di commuovere e di incoraggiare gli animi. L’ho messa in forma scritta perché non vada persa e per non dimenticarne nemmeno i dettagli, piccoli addendi di un totale meraviglioso.

STORIA

Questa è la storia di due fedi di genere diverso ma entrambe di mia madre, donna che non solo amo ma anche ammiro tantissimo. Una è quella nuziale, l’anello che porta al dito dal 1950 con devozione e rispetto per il Sacramento che rappresenta, e l’altra è quella che porta nel cuore, da sempre, la Fede in Nostro Signore. È una Fede antica, dei tempi andati, una fede nata e cresciuta in una famiglia di contadini, in cui ogni sera, davanti alla tavola apparecchiata, il papà leggeva un brano della Sacra Bibbia alla moglie e ai dieci figli seduti per ascoltarlo.

Mia madre ha superato ormai gli ottanta anni e da più di venticinque ha salutato mio papà, che si è avviato alla casa del Padre, dove sa che si ricongiungeranno, se Dio lo vorrà. La sua salute è quella di una donna sana, con i dolori alle ossa tipici dell’età e qualche noia ricorrente di calcolosi. E la storia delle due Fedi è nata proprio a seguito dell’ultimo ricovero per un intervento all’Ospedale di Livorno.

La degenza in attesa dell’intervento è stata un po’ lunga e dolorosa e lei si alimentava davvero poco, tuttavia il decorso post-operatorio è stato positivo e rapidissimo, perciò è stata dimessa il giorno dopo l’intervento. Una bella giornata soleggiata di fine ottobre, mia madre è tornata a casa, dimagrita e giù di tono ma serena. In camera sua, disfatta la valigia, si è resa conto di non avere più la fede al dito. Ha chiamato mia sorella e suo marito, che abitano sopra di lei, per farsi aiutare a ritrovare l’amato anello, che doveva essere scivolato via dal dito dimagrito. La ricerca è stata minuziosa e via via sempre più vasta: è iniziata in camera, guardando bene in valigia e rivoltando le tasche del cappotto, poi si è diffusa al resto della casa, ispezionando ogni angolo, è proseguita controllando bene l’auto sulla quale aveva viaggiato e si è conclusa in giardino, dove lei era stata a salutare i suoi fiori. Purtroppo la fede non è stata trovata e non sapevano più dove cercarla: forse era caduta nei corridoi dell’Ospedale di Livorno? Mia sorella ha chiamato l’ospedale ma le hanno risposto che non era stata ritrovata nessuna fede…

Per mia madre non era facile rassegnarsi alla perdita di un oggetto di così grande valore affettivo, perciò non ha mai smesso di cercarla, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, dappertutto, in casa e in giardino. Dopo quattro settimane di vane ricerche, visto che gli sforzi terreni non avevano portato il risultato sperato, una sera ha pensato di aggiungere una richiesta di aiuto alle sue preghiere. Per non disturbare Nostro Signore, ha deciso di rivolgersi a San Michele Arcangelo, formulando una supplica che suonava più o meno così: “Oh, caro San Michele, tu che porti la spada per combattere il male e che hai le ali per volare lontano, tu dal Cielo vedi tutto e sai tutto, perciò ti chiedo, per piacere, vola dove è la mia fede e riportamela qui. E se non sai dove lasciarla, mettila nella cassetta della posta!”

La mattina dopo, come ogni giorno di sole, mia madre è andata in giardino per raccogliere le foglie cadute, spazzare il marciapiede e controllare i fiori. Nel giardino c’è anche un lastricato di cemento, in fondo al prato, dove è posizionato il tavolo da giardino con le sedie, che mia madre tiene sempre ben ramazzato, infatti era stato pulito anche il giorno prima. Anche quella mattina si era diretta là per spazzare, ma quale sorpresa quando ha visto qualcosa brillare al sole, sull’angolo del lastricato! La sua fede era lì, bella e lucida, nemmeno fosse appena uscita da una gioielleria. Mia madre ha lasciato la scopa, ha raccolto l’anello ed è corsa in casa a dare la notizia a mia sorella. Me la immagino come la donna del Vangelo di Luca, nella parabola della dracma smarrita: quando la dracma viene ritrovata, la donna corre dai vicini a dare la bella notizia e a rallegrarsi con loro, per condividere l’immensa gioia.

E mia madre è così, adesso: contenta matta perché San Michele le ha riportato la sua fede nuziale, scegliendo con cura il posto dove lei e solo lei poteva ritrovarla.

Alessandra Dell’Amico

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