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In questo DanteDì, con le parole di don Zeno Saltini, ci prepariamo alla Pasqua

Il DanteDì di quest’anno 2024 ricorre a pochi passi dalla Pasqua, in piena settimana santa e quindi quasi alla fine del nostro periodo di purificazione che ci sta preparando per la grande festa, a percorrere migliori acque.

Studiando Dante e, cominciando a studiare Don Zeno di Nomadelfia, grazie ai suggerimenti archivistici bibliografici del fratello Francesco, ho incontrato tantissimi testi del Sommo Poeta citati dal fondatore di Nomadelfia.

Tra tutti ho scelto questo per celebrare il DanteDì e siamo a Nomadelfia di Grosseto il 3 agosto del 1960

“Dice Dante: “Per correr miglior acque alza le vele o mai la navicella del mio ingegno che lascia dietro a se il mar si crudele”. Adesso abbandoniamo per un momento il nostro passato questo mondo così di peccato, alza le vele, cioè alza le vele per partire, la navicella del mio ingegno, della mia mente, dell’anima mia. Che lascia dietro a se mar si crudele per correr miglior acque, un mondo migliore, un mondo più bello di spirito. “E canterò di quel secondo regno dove l’umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno”. Cos’è? Il purgatorio. Dante passa dall’inferno al purgatorio.

Allora andiamo adesso a purificarci l’anima e di salire al ciel diventiamo degni. Ecco che cosa dobbiamo fare.”

La citazione di Don Zeno riguarda quindi il Canto Primo del Purgatorio. Dante e Virgilio abbandonano l’Inferno per approdare al Purgatorio. Siamo nella settimana Santa, vicini alla domenica di Pasqua, giorno di resurrezione ed è questo il tema centrale del canto: la resurrezione delle anime, il percorso di purificazione per approdare al Paradiso.

Il Purgatorio, anche nel linguaggio, quindi nella parola, ci fa capire il cambio di clima, di scrittura: è proprio un altro mondo, potremmo dire, rispetto a quello che abbiamo appena lasciato.

Per correr miglior acque alza le vele

omai la navicella del mio ingegno,

che lascia dietro a sé mar sì crudele;                          3

e canterò di quel secondo regno

dove l’umano spirito si purga

e di salire al ciel diventa degno.               

La navicella del mio ingegno, ormai, alza le vele per percorrere acque migliori e lascia dietro di sé il mare crudele dell’Inferno; e io canterò di quel secondo regno (Purgatorio) in cui l’anima umana si purifica e diventa degna di salire al ciel

Che sollievo l’immagine del vento che gonfia le vele della nave, della voce che subito diventa “canto” (il Purgatorio è tutto pieno di musica), di una salita che riprende più lieve, sorretta dalla aspettativa certa del bene che ci attende. Che bellezza, che liberazione alzarsi la mattina e poter affrontare la giornata con questo slancio.

E’ questa la condizione dell’uomo Dante, e noi con lui, all’approdo al Purgatorio ma dopo aver superato l’Inferno. Questo vuol dire che non ci sarà d’ora in poi più il peccato a rallentarci il passo? No, non è così.  Il male ci sarà ancora ma oggi abbiamo incontrato qualcuno che ci ha perdonato perché non ha fissato lo sguardo sul nostro male ma ci ha offerto il suo amore, la sua amicizia.

Quindi può risorgere la Poesia, dopo aver a lungo disperato un perdono che non è arrivato, non a sfidare Dio ma a mettersi, umilmente, al Suo Servizio: il Purgatorio è la cantica dell’umiltà.

Ma qui la morta poesì resurga,

o sante Muse, poi che vostro sono;

e qui Caliopè alquanto surga,                                          9

seguitando il mio canto con quel suono

di cui le Piche misere sentiro

lo colpo tal, che disperar perdono.               

Che cosa impariamo per l’oggi e che aveva ben capito Don Zeno nella sua vasta conoscenza abbellita di sconfinati studi letterari?

Ecco cos’è il Purgatorio: il canto della Misericordia.

Un Uomo che “disperava perdono”, che credeva di essere inchiodato al proprio errore invece è stato perdonato, si rialza colmo del desiderio di ricominciare a camminare, a vivere, e di raccontare, con nuove parole, quello che gli è capitato, testimoniarlo a tutti.

Adesso la Pasqua è vicina, mancano pochi giorni quindi è tempo per tutti noi di alzare le vele e percorrere nuove acque e raccontare a tutti la bellezza del nostro vivere da cristiani.

Buon DanteDì, buona Pasqua.

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