editoriali

Vi presento i Missionari Digitali

“VIVIAMO UN TEMPO SPIETATO E ABBIAMO BISOGNO DI COMPASSIONE.” Queste le parole del Papa alla Via Crucis del Venerdì Santo.

Ogni tempo è spietato (senza pietà) a modo suo. La storia è una sequenza di episodi di spietatezza. Giornali, TG e giornali radio sono, da un certo punto di vista, vetrine di spietatezza quotidiana.

Ogni tempo è però anche ricco di donne e uomini che com-patiscono, cioè scelgono di patire insieme le fatiche altrui. Sono (siamo?) molti più di quanto non si pensi. Senza di loro ci saremmo già estinti da un pezzo.

I missionari digitali sono un particolare esempio di compassione lungo le vie del digitale: oggi è proprio il giorno migliore per conoscerli...

I giorni della Pasqua sono il momento ideale per scoprire un particolare esempio di tecnologia solidale: i missionari digitali, alternativa ai “dimissionari digitali”, cioè a chi guarda senza speranza alla “ferocia antropologica” che si sviluppa online. Ecco la loro alternativa basata sulla fede e sul metodo dell’incontro

Buona lettura e buona Santa Pasqua (e giorni del Tempo di Pasqua) a te e a tutti i tuoi 🙂

di Antonio Palmieri

Piccolo estratto:

La fede per superare i limiti delle relazioni digitali

Il desiderio e la pratica di una presenza nel segno della fede sono capaci di superare la fatica e i limiti delle relazioni digitali: “Quante volte nel corso delle nostre giornate ci sentiamo come Gesù? Davanti ad una schiera di giudici online che con la loro piccola tastiera giudicano e sputano sentenze.”, scrive Nicola Camporiondo.

La fede, appunto: “Una piccola lampada che rischiara la notte. Anche qui, in quel mondo chiamato Rete, ogni giorno incrociamo ragazzi e ragazze, uomini e donne che vivono, dietro a uno schermo, la notte del cuore. La solitudine di una maschera per sentirsi accettati, il pensiero di non essere “abbastanza”. Dietro un post, una storia, una foto può nascondersi, ovattato dalla pietra del sepolcro, il grido di aiuto di chi vorrebbe essere libero, o semplicemente sé stesso e non una fotocopia.”, sottolinea don Roberto Fiscer, evocando la nota citazione del beato Carlo Acutis: “Tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie.”.

Per questo, rimarca Angelica Ciccone, l’obiettivo è “riconoscere ogni solitudine ed essere costruttori non di community ma di comunità vive, dove ciascuno possa sentirsi accolto, voluto bene, valorizzato.”

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