chiesaeditorialigli altri siamo noi

L’arte di sollevare lo sguardo si chiama Fede

Il 29 Maggio 2024 in Valtellina, tre giovani finanzieri del posto che si stavano esercitando su una parete attrezzata persero la vita dopo uno volo micidiale di 30 metri perché era successa l’unica cosa impossibile da prevedere: si era staccato un chiodo, uno di quelli conficcati nella roccia, in acciaio. Il chiodo nella roccia per chi arrampica è da sempre il punto di salvataggio: quando arrivi al chiodo, quando ti leghi al chiodo, è fatta…potrai al massimo essere sospeso ma sei tenuto, sei al sicuro. Impossibile pensare che un chiodo tradisca. I motivi sono due: un chiodo è lì prima del tuo arrivo da anni, ha superato intemperie ed ha già dato dimostrazione di reggere. Secondo, ancora più importante, il chiodo è sempre messo da un altro scalatore. Impossibile venir traditi da chi ha la tua stessa passione nel sangue.

Ma quel giorno il chiodo uscì dalla roccia o la roccia si staccò in parte e siccome i tre finanzieri, Luca Simone ed Alessandro  erano giustamente in cordata, volarono a terra legati e persero la vita direttamente sulla scena. Il più grande, Luca, l’istruttore, aveva 32 anni. Le due reclute 25 e 22. Tutti abitavano a Bormio o vicino e la comunità rimase sconvolta perché perse tre ragazzi, tre figli di tutti. Tre giovani su poche migliaia di abitanti, sono tantissimi. E poi tantissimo era il loro desiderio di mettersi al servizio degli altri e del bene, attraverso il corpo del Soccorso Alpino, della Finanza.

Ad un anno da quell’evento luttuoso si è tenuta la celebrazione di ricorrenza con le famiglie dei tre giovani, con la comunità, con le autorità. Una messa semplice ma molto toccante e capace di sollevare lo sguardo. Io ero presente come medico che presta servizio anche in Valtellina sotto organico e sotto olimpiadi, ed a casa, mio marito conosceva Luca, il più esperto.

Le parole del sacerdote di Bormio, vale la pena trascriverle (me le sono appuntate) perché mi sono parse di una vicinanza autentica, rara e salvifica: “La fede non ti evita le sofferenze, non ti cancella i dolori della vita ma la fede ti ricorda che lo sguardo deve rialzarsi: dalla terra al cielo. Anche perché i nostri tre ragazzi non sono caduti ma sono volati sulle ali d’aquila del Signore in modo che il loro esempio sempre alto spinga noi a fare sempre il bene” ed ancora in maniera molto schietta “io so bene che non tutto può essere spiegato eppure tutto può diventare ricordo…così Luca Simo ed Ale diventano il ricordo di amicizia, lealtà, passione ed appunto sguardo al cielo”.

Sono sincera, prima della celebrazione avrei pagato qualunque cifra per delegare qualcuno al mio posto: come genitore resto convinta che perdere un figlio sia un dolore indicibile, potenzialmente mortale. Eppure, dopo la celebrazione, nel mio cuore si è fatta strada la possibilità che loro siano davvero ovunque, soprattutto qui vicino alla loro gente e sussurrino, come il vento, o come il sacerdote che li amava, parole di coraggio e di speranza.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *