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Caro Babbo Natale pensa a tutte quelle mamme che annaspano

Mentre nelle mie repentine fughe su facebook vedo case addobbate che “Marta Stweart scansate”, Calendari dell’avvento home Made fabbricati da mamme solerti in cui gli spiriti di Geppetto e Giovanni Muciaccia (“fffffatto?!?) si sono fusi in un tripudio di maestria e creatività per la gioia dei loro pargoli adorati, mentre osservo tra l’esterrefatto e l’ incredulo le proposte di attività natalizie formato famiglia (oggi faremo i biscotti, domani le vetrofanie natalizie, dopodomani costruiremo il modellino del villaggio di babbo natale con gli stuzzicadenti, la pasta di bicarbonato e i licheni raccolti durante la nostra adorabile passeggiata domenicale nel bosco”)…in questo dicembre io annaspo.

Tra bronchioliti, moccioli e piogge torrenziali. Tra il senso di inadeguatezza materno e la sensazione di non arrivare mai a tutto.In questo periodo che per me di magico ha il fatto di far lavare le mani senza balletti russi in un tempo umano alla figliola, riuscire ad essere tutti “sotto le pezze” in un orario decente e senza spargimenti di sangue e evolvermi dalla famigerata “donna-pigiama” entro l’ora di pranzo (se Dio vuole e i nonni -santi subbbito- giungono in soccorso). Annaspo.

Quindi caro Babbo Natale per questo santissimo Natale pensa a tutte quelle mamme che annaspano, che in alcuni periodi tirano il carretto sgarrupate ma volenterose. E nel tuo sacco metti un pizzico di indulgenza (per arginare l’atavico senso di colpa), una buona dose di empowerment e una manciata di “‘sti ca**i” che serve sempre, soprattutto per alleggerirsi e tirare avanti il famoso carretto con più nonchalance.

Le ore di sonno non te le chiedo, per quelle, con tutte la fiducia, ci vuole un miracolo…magari provo con il bambino Gesù.

Daria Trombacco

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