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La strage di Licata e il collegamento con la Shoah

La notizia ha colto di sorpresa gli italiani intenti a seguire l’elezione del Presidente della Repubblica, alla vigilia del Giorno della Memoria. Il male che fa veramente male ci agghiaccia. Tagliente più di una lama a doppio taglio penetra nel midollo delle ossa. Che cos’è l’odio? Come fa ad affondare le radici nell’animo di una persona? Di che si nutre? E ancora: dall’odio che sonnecchia dentro di noi e da quello che qualcuno potrebbe nutrire nei nostri confronti possiamo difenderci?

Siamo a Licata, in Sicilia; alle prime ore dell’alba di mercoledì scorso, un uomo, Angelo Tardino, spara a suo fratello Diego, sua cognata, e ai loro figlioletti, Alessia di 15 anni e Vincenzo di 11. Infine, si toglie la vita. A quanto sembra, ancora una volta, il motivo è da ricercare negli interessi economici. Avrebbero potuto vivere sereni e dare serenità ai loro cari i due fratelli lavorando nella loro azienda agricola. E invece, no. Ma può la bramosia per il denaro arrivare al punto di uccidere e autodistruggersi? La menzogna assassina ha fatto credere ad Angelo che, dopo, finalmente, sarebbe stato bene. Eliminato il motivo del suo malessere esistenziale tutto sarebbe cambiato. L’amara soddisfazione di vedere cadere sotto i colpi della sua pistola Diego lo ha fatto impazzire.

Ma come si arriva a tanto? L’odio, come l’invidia, la gelosia, l’avarizia e ogni altro sentimento negativo, crescono lentamente. Mentre tentano di farti prigioniero ti mandano dei segnali. Tu li senti crescere. È allora che devi trovare il coraggio e la volontà di sradicarli. Anche l’attrazione anomala che il denaro esercita sull’essere umano merita più attenzione di quanto pensiamo. La brama di possederne non è priva di conseguenze. Lasciata a se stessa dilagherà, strariperà, inonderà le terre circostanti. Farà piazza pulita di tanti valori, sacrificherà tutto ciò che trova sul proprio cammino.

Avere più che essere. L’amore per il denaro quasi sempre si accompagna all’indifferenza e alla diffidenza per la sorte altrui. Chi ama i suoi simili, a cominciare dalla propria famiglia, sente il bisogno di dare, donare, essere utile, sacrificarsi. Al contrario, chi ama il denaro, ne vuole sempre di più, anche a costo di sottrarlo al legittimo proprietario. “ La roba”, le terre, il conto in banca, sono dittatori spietati. Cadere nelle loro grinfie vuol dire rovinarsi e rovinare. Il cuore e la mente vanno tenuti sotto controllo. Occorre educarsi a gustare la delicata gioia del donare, condividere, collaborare.

Se amo mio fratello, amerò la sua famiglia, gioirò per le loro gioie, soffrirò per i loro problemi. Caino si chiamava chi per la prima volta uccise. Ma la voce di quel sangue ancora non si è spenta. Abele ancora piange, ancora geme Abele. Chiunque versa il sangue di Abele porta il nome. Non basta il nascere dalla stessa mamma per essere veramente fratelli, questo rapporto, bello ed esigente, occorre volerlo e costruirlo con tutte le nostre forze. Non era la prima volta che Angelo e Diego entravano in conflitto; avevano già litigato, i carabinieri erano già intervenuti. I segnali di un malessere c’erano già stati. Nessuno, però, si aspettava che si potesse giungere a un simile epilogo. E invece, no. Occorre convincersi che l’uomo, capace di dare la sua vita per salvarne altre, è anche capace di uccidere senza pietà.

“Per divertimento, ci sparavano per divertimento” non si stanca di ripetere Sami Modiano, uno degli ultimi testimoni della Shoah, quando, commosso fino alle lacrime, ricorda gli anni passati ad Auschwitz. Le conseguenze peggiori degli stupidi e diabolici odi degli adulti, ancora una volta, le pagano i bambini innocenti. Per amore di noi stessi e di coloro cui vogliamo bene, impariamo a voler bene a tutti. E’ l’unico modo per bonificare la vita dalle mine antiuomo dell’odio e del rancore su cui tutti – tutti!- corriamo il rischio di saltare.

Maurizio Patriciello

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