editoriali

Elisabetta II, uno straordinario personaggio “pop”

Non si può negare che con la morte della Regina Elisabetta II si sia difatti chiusa un’era, e che lei sia stata una delle ultime testimoni dei profondi cambiamenti della storia del Novecento. È salita sul trono esattamente settant’anni fa, all’indomani della fine della Seconda Guerra Mondiale, e ha assistito da allora a tutti i profondi cambiamenti che hanno segnato la storia del Regno Unito e non solo. Come tutte le grandi personalità, anche lei presentava luci e ombre, grandi slanci e grandi contraddizioni. Tuttavia è stata, per via della sua forte personalità e per la sua curiosità verso la contemporaneità, uno straordinario personaggio “pop”. Il rapporto con la musica la portò a nominare baronetti i Beatles nel 1965 (John Lennon poi riconsegnerà il titolo quattro anni più tardi), allungando poi col tempo una lista che includerà gente come Mick Jagger, Bono, Elton John, Adele… Da annoverare però anche il “gran rifiuto” del titolo da parte di David Bowie nel 2003, che pare che abbia commentato la decisione della Regina con queste parole: “Veramente non capisco a cosa serva. Non è quello a cui ho dedicato l’intera mia vita”.

Ad ogni modo la prima cosa che mi è venuta in mente ieri pomeriggio, quando han cominciato a circolare le prime indiscrezioni sullo stato di salute della Regina, è stato proprio l’inno iconoclasta God save the queen dei Sex Pistols, manifesto del punk nichilista degli anni ’70, sferzante sberleffo verso ogni forma di potere e di retorica istituzionale. È stata fondamentalmente una classica associazione di idee, ma confermando l’assunto che Elisabetta II sia stata la regina per eccellenza, il volto della monarchia anche per chi non è inglese, o per chi (come me) monarchico non è. Era un simbolo da osannare o da dissacrare, da esaltare o da contestare. Comunque la si pensi, ha rappresentato un’epoca!

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